In risposta a Eliphaz, ob non si accorse delle terribili accuse mosse contro di lui. Che è rinviato a un discorso successivo. Piuttosto, ha discusso la concezione di Eliphai della sua visione di Dio come assente dagli affari degli uomini e ha affermato coraggiosamente la propria consapevolezza del grande problema.

Quanto al suo caso, ha ammesso che la sua denuncia era considerata ribelle perché il suo ictus era più pesante del suo gemito. Sospirò per Dio, e principalmente per il Suo seggio del giudizio. Avrebbe voluto stare davanti a Lui per perorare la sua causa, ma non riuscì a trovarlo, sebbene andasse avanti e indietro. Era consapevole della presenza di Dio, ma non poteva vederlo. Improvvisamente, nel mezzo del lamento, divampa la prova più notevole della tenacia della sua fede.

La sua conclusione riguardo a Dio non era come aveva insinuato Elifaz. Era consapevole che Dio conosceva la strada che stava prendendo. Affermò persino la sua fiducia che sarebbe "venuto avanti" e insistette sul fatto di essere stato leale a Dio. Poi di nuovo la fede si fuse in un tremito spaventoso. Qualunque cosa Dio stesse facendo, non poteva persuaderlo a desistere. Conosceva la presenza di Dio, ma questo lo turbava. Lo temeva, perché non era apparso per liberarlo.

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