«Perché questo corruttibile deve rivestire l'incorruttibilità e questo mortale deve rivestire l'immortalità. Ma quando questo corruttibile avrà rivestito l'incorruttibilità e questo mortale avrà rivestito l'immortalità, allora avverrà il detto che è scritto: La morte è inghiottita nella vittoria.'

Anzi, accentua questo fatto. Tutto è cambiato e la morte cessa. Il popolo di Dio non vivrà più in corpi in decomposizione, sarà stato rivestito di corpi incorruttibili. Non saranno più mortali, saranno diventati immortali. Altrove Paolo ci dice che solo Dio ha l'immortalità ( 1 Timoteo 6:16 ). Ora questo sarà cambiato. Lo darà anche al suo popolo.

E questo è il tempo in cui la morte è inghiottita per sempre ( Isaia 25:8 ) nella vittoria. Questo indica sicuramente la vittoria finale di Dio, quando la morte cessa e abbiamo l'introduzione dell'eternità. Descrive la fine della corruzione e del decadimento, la fine della mortalità, e questo fatto è doppiamente enfatizzato. Perché allora la morte cessa, viene inghiottita nella vittoria.

Sicuramente questa è la fine di tutte le cose vecchie e l'inizio di tutte le cose nuove. È ciò a cui tutto ha condotto ( 1 Corinzi 15:23 ). Non c'è spazio per ulteriori eventi terreni.

In Apocalisse 20 Giovanni descrive tutto questo nei termini di un grande trono bianco del giudizio con i giusti i cui nomi furono scritti nel libro della vita che andava nell'eternità e l'ingiusto che veniva distrutto, insieme alla morte e alla tomba. L'immagine della vittoria è la stessa di qui. La morte della morte e la salvezza per i Suoi.

(Qualcuno potrebbe chiedersi, ma che dire dei mille anni in Apocalisse 20:4 ? La nostra risposta è che si riferisce al periodo tra la risurrezione di Cristo e la sua venuta finale come un periodo di completezza e perfezione. Confronta 2 Pietro 3:8 . Perché il Nuovo Testamento non sa nulla di nessun altro millennio).

Ma da dove ottiene Paolo il pensiero della vittoria? In Isaia 25:8 la parola tradotta 'per sempre' può anche (come ribadito senza cambiare le lettere) essere tradotta 'in vittoria', che altrove in LXX è usata come sinonimo di 'per sempre'. Così Paolo tira fuori l'idea della vittoria per indicare che il trionfo sulla morte non è solo permanente, ma simbolo di vittoria. È la vittoria eterna.

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