E presero Assalonne, e lo gettarono in una grande fossa nel bosco, e posero su di lui un grandissimo mucchio di pietre; e tutto Israele fuggì, ciascuno alla sua tenda.

Presero Assalonne e lo gettarono in una grande fossa... e vi posero un mucchio di pietre molto grande. I popoli d'Oriente manifestano il loro disprezzo per la memoria di una persona infame lanciando pietre nel luogo in cui è sepolto. Il cumulo è accresciuto dal graduale accumulo di pietre che i passanti vi aggiungono. Assalonne verrebbe, naturalmente, spogliato della sua armatura, anche se nella sacra narrazione non se ne parla. Quanto segue è apparso qualche anno fa su tutte le riviste continentali, da cui è stato trasferito sulle pagine dei giornali inglesi; ed è qui presentato al lettore per essere ricevuto per quello che vale:-`Una strana scoperta è stata appena fatta dal maggiore Pappazolu, di Bucarest, la spada che apparteneva ad Assalonne: la lama ha su un lato le seguenti parole tracciate in caratteri ebraici: " Presente da Gessur ad Assalonne, figlio di Davide; Jeho, Jeho." Su uno stesso lato è incisa l'immagine del sigillo esagonale di Davide, e sull'altro alcuni caratteri, il cui significato non è stato spiegato.

Sul posto corrispondente a quelli dei caratteri ebraici, e sul lato opposto della lama, sono incise in oro quelle parole: "Titus excepit ex Hierosolyma". Questa spada aveva un'impugnatura in oro, rappresentante nella parte superiore una testa di guerriero, coperta, da un elmo, e unita da una catena alla testa di un drago, che ne formava l'elsa. Il vecchio monaco, possessore di quest'arma, la procurò da un giannizzero, nelle cui mani cadde durante i disordini di Costantinopoli nel 1807. In un momento di angoscia vendette il manico e il fodero, che era, dice, fatto di serpente pelle, e montato in oro. L'antica origine della lama è testimoniata da un marchio di fabbrica in caratteri semitici.'

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