Ma Paolo disse: Sono un uomo che sono un ebreo di Tarso, una città della Cilicia, un cittadino di una città non meschina: e, ti prego, permettimi di parlare al popolo.

Ma Paolo disse: "Io sono un ebreo di Tarso, una città della Cilicia, un cittadino di una città non da poco, o meglio, "Io sono un ebreo di Tarso, un cittadino di una città non da poco, della Cilicia". «La risposta dell'apostolo (rimarca Humphry) alle due domande del capitano romano è tale da mostrare subito che sapeva parlare il greco con eleganza, e che aveva diritto a un trattamento rispettoso. La parola resa "cittadino" х educato ( G4177 )] (aggiunge), implicando il possesso dei diritti civili, è enfatica e appropriata; perché Tarso era una città libera, avendo ricevuto la sua libertà da Marco Antonio (Appian, Bell.

Civ. 5:7). Era "città non da poco", perché godeva del titolo di metropoli di Cilicia, che, insieme ad altri privilegi, le fu conferito da Augusto (Dio Chrys. Orat. 34:, p. 415). Strabone, nel suo interessante resoconto di Tarso (Lib. 14: 674), dice che ha superato anche Atene e Alessandria nel suo zelo per la filosofia, differendo da quelle grandi scuole per un aspetto: che i suoi studenti erano tutti nativi, e non è stato fatto ricorso a da stranieri.

Gli indigeni, tuttavia, non si accontentavano di un'educazione domestica, ma andavano all'estero per completare i loro studi, come Paolo ( Atti degli Apostoli 22:3 ), e spesso non tornavano. Roma ne era piena. Tarso trasse la sua civiltà, e anzi la sua origine, dalla Grecia, essendo stata arrotondata, come mostra la sua mitologia, da una colonia di Argine».

Continua dopo la pubblicità
Continua dopo la pubblicità