Al che il re concesse ai Giudei che erano in ogni città di radunarsi e di difendere la loro vita, di distruggere, uccidere e far perire tutto il potere del popolo e della provincia che li avrebbe assaliti, entrambi piccoli uomini e donne, e prenderne le spoglie come preda,

Il re concesse agli ebrei... di difendere la propria vita... di uccidere... tutto ciò che li avrebbe assaliti. Il carattere fisso e inalterabile rivendicato per gli editti persiani spesso poneva il re in un dilemma molto imbarazzante; perché, per quanto amaramente potesse rimpiangere le cose fatte in un momento di fretta e di spensieratezza, era al di là persino del suo potere di prevenire le conseguenze.

Questa fu la ragione per la quale il re fu posto nella necessità di non invertire, ma di emanare un editto contraddittorio; secondo la quale fu decretato che, se in forza del primo decreto i Giudei fossero stati assaliti, essi avrebbero potuto, in virtù del secondo, difendersi, ed anche uccidere i loro nemici.

Per quanto strano, e perfino ridicolo, potesse apparire questo modo di procedere, era l'unico che, per le peculiarità dell'etichetta di corte in Persia, potesse essere adottato. Le istanze si verificano nella storia sacra ( Daniele 6:14 ), non meno che profana. Molti passi della Bibbia attestano la verità di ciò, in particolare il noto episodio della gettata di Daniele nella fossa dei leoni, in conformità con il decreto avventato di Dario, sebbene, come apparve in seguito, contrario al desiderio personale di quel monarca. Che la legge di Persia non abbia subito mutamenti a questo riguardo, e che il potere del monarca non sia meno immutabile, appare da molti aneddoti riportati nei libri dei moderni viaggiatori per quel paese.

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