E Giuseppe disse ai suoi fratelli e alla casa di suo padre: Io salirò e mostrerò al Faraone e gli dirò: I miei fratelli e la casa di mio padre, che erano nel paese di Canaan, sono venuti da me;

E Giuseppe disse... salirò e lo mostrerò al faraone. Era un tributo di rispetto dovuto al re per informarlo del loro arrivo. E le istruzioni che diede loro erano degne sia del suo carattere di fratello affettuoso che di uomo religioso.

La casa di suo padre. Questa frase, usata in distinzione dai "suoi fratelli", deve essere considerata come denotante l'intero clan israelita.

Versetto 34. Nella terra di Gosen - [Settanta, en gee Gesem Arabias.] Questa espressione dei traduttori greci sembra indicare generalmente quella parte del Delta che confinava con il deserto orientale, e su una sola parte del quale, all'inizio , gli Ebrei ne entrarono in possesso (Drew, 'Paesi delle Scritture').

Perché ogni pastore è un abominio per gli egiziani. Questo motivo è assegnato da Giuseppe per voler ottenere un insediamento per la casa di suo padre in una località separata, in modo che potessero essere tenuti lontani da molti contatti con gli egiziani, quei costumi e occupazioni, soprattutto, la cui religione era molto diversa da il loro. L'odio e il disprezzo nutriti dagli antichi egizi per tutte le classi di pastori si manifestava con la loro classificazione nella classe più bassa della società, rifiutando di sposarsi con loro, vietando loro di entrare nei templi e raffigurandoli sui monumenti come magri, sordidi , creature dall'aspetto miserabile (Erode di Rawlinson, b. 2:, capitolo 47:, 128,164).

Se, come sostengono alcuni egittologi, dal carattere completamente egiziano della corte al tempo di Giuseppe, che i re pastori erano stati espulsi poco prima del suo arrivo in quel paese, il vivido ricordo della loro invasione avrebbe intensificato il sentimento nativo contro i pastori. Ma coloro che considerano il patrono reale di Giuseppe essere stato Apepi o Aphophis, della dinastia di Hyk-shos, o re pastori (vedi la nota a Genesi 41:1 ), interpretano la lingua di Giuseppe in un modo molto diverso dai nostri traduttori. [Alcuni, assumendo tow`eebaah ( H8441 ) come un doppio significato, come anatema ( G331 ) in greco e sacer in latino, lo rendono 'ogni pastore è sacro agli egiziani' (cfr.

Esodo 8:26 ); e Savile ("Scienza e Rivelazione"), considerando che tow`eebaah ( H8441 ) significa spesso "idoli", e che in ebraico senza punta le parole ro`eeh ts'on, tradotte "pastore", significano "capre consacrate", rende la clausola 'ogni capra consacrata è oggetto di idolatria o di culto presso gli egiziani.']

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