Ma ora la nostra anima è inaridita: non c'è proprio niente, oltre a questa manna, davanti ai nostri occhi.

Ma ora... non c'è niente... oltre a questa manna. La familiarità quotidiana li aveva disgustati alla vista e al gusto del cibo monotono; e, ingrati per il dono celeste, desideravano un cambio di tariffa. Si può notare che la somiglianza della manna con il seme di coriandolo non era nel colore, ma nella grandezza e nella figura; e dal suo confronto con il bdellio, che è o una goccia di gomma bianca o una perla bianca, siamo in grado di farci una migliore idea. [La Settanta rende 'colore di bdellium', eidos krustallou, un termine che i greci applicavano non solo al cristallo di rocca, ma a qualsiasi minerale trasparente.]

Inoltre, è evidente, dal processo di cottura in focacce, che non poteva essere la manna naturale del deserto arabo, perché è troppo gommosa o untuosa per permettere di essere macinata in farina. Nel gusto si dice ( Esodo 16:31 ) di essere stato come "ostie fatte con il miele", e qui di avere il sapore dell'olio fresco (vedi la nota a Esodo 16:31 ). La discrepanza in queste affermazioni è solo apparente; perché nella prima la manna è descritta allo stato grezzo; in quest'ultimo, dopo essere stato macinato e cotto.

La minuziosa descrizione qui data della sua natura e del suo uso mirava a mostrare la grande peccaminosità del popolo nell'essere insoddisfatto di un cibo così eccellente, fornito in modo così abbondante e gratuito. De Wette, Knobel e Davidson sostengono che questa descrizione della manna è totalmente diversa da quella data nell'Esodo, infatti ci sono due diversi resoconti nel Pentateuco. E questa affermazione essi sostengono affermando ulteriormente che la narrazione qui è Yahwistica (J), mentre quella in Esodo è Elohistica (E). Questo passaggio però è supplementare, non incoerente con l'altro; e che in Esodo contiene il nome di "Geova" ( Yahweh ( H3068 )) nove volte, il nome di 'Elohiym ( H430 ) per niente.

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