Matteo 15:23

Tra le tante lezioni che si possono trarre dal racconto terribile e toccante del Vangelo della seconda domenica di Quaresima, ne notiamo tre.

I. Rispetto ai discepoli. Possiamo imparare da ciò che non è scritto così come da ciò che è scritto quale lezione hanno ricevuto per mancanza di simpatia. Credevano di aver capito l'intera questione e di poter leggere nell'insondabile espressione di nostro Signore l'immagine dei loro pensieri freddi e duri. Non leggiamo che nessuna parola sia passata tra nostro Signore ei Suoi discepoli sull'argomento di questa donna problematica.

Ma quale velo cadde dagli occhi di questi uomini (così soddisfatti di fare il proprio dovere e la volontà del loro Maestro) quando pochi istanti dopo lo udirono esclamare: "O figlia, grande è la tua fede". La stessa qualità che nostro Signore diceva loro sempre era così necessaria per loro e così carente in esse giaceva in una ricca e straripante riserva nel cuore di questa donna pagana.

II. La lezione della perseveranza nella preghiera. La storia ci offre l'immagine di una persona sviata dalle apparenze (1) dalla mancanza di conoscere abbastanza Cristo, e (2) dal non essere ancora assurto a quell'intensità di serietà ea piena fede di cui la nostra natura è realmente capace. C'è in Cristo la severa bontà di un uomo di potente discernimento; non la dolcezza che, senza fare alcun bene, elargisce benedizioni prima che siano apprezzate, ma quella severità paterna che ci spingerà a prepararci per uno sforzo risoluto e sostenuto.

Il figliol prodigo ha l'accoglienza di un padre, ma deve tornare a casa; deve venire fino in fondo. Come questa donna, possiamo sentire le parole: "Ti sia successo come vuoi", ma non prima di aver meritato le parole precedenti: "Grande è la tua fede".

III. Impariamo qualcosa anche dalla figlia. I pensieri malvagi devono essere guardati intensamente contro, come la fonte ultima di tutto il peccato e la miseria di questo mondo. Può darsi che questa ragazza tormentata dai demoni non fosse una peccatrice al di sopra delle altre. Ma lo spettacolo quotidiano davanti agli occhi della madre era il frutto di un peccato da qualche parte, e quel peccato era il frutto di pensieri malvagi. Se non si trattava di una visita al male individuale, tanto più spaventoso è l'avvertimento contro ogni peccato.

Monsignor Benson, Boy Life: Sundays in Wellington College, p. 251.

Riferimenti: Matteo 15:23 . Omiletic Quarterly, vol. i., pag. 529; Spurgeon, Sera per sera, p. 285. Matteo 15:24 ; Matteo 15:25 . Ibid.

, Sermoni, vol. xxx., n. 1.797. Matteo 15:26 ; Matteo 15:27 . Ibid., vol. xxii., n. 1.309. Matteo 15:27 . Ibid., vol. xii., n. 715; Sera per sera, p. 87; J. Keble, Sermoni dalla Quaresima alla Passione, p. 140.

Continua dopo la pubblicità
Continua dopo la pubblicità