CUSCINETTO DEL RACCONTO

«Non andrai su e giù come un narratore».

Levitico 19:16

I. Parlare male è un modo pronto di rendersi graditi agli altri: "Lo scandalo addolcisce molte tazze di tè". Inoltre è un peccato in cui si abbandonano molte persone altrimenti eccellenti, come la benevola signora di cui Cowper scrisse:

il suo superfluo le povere provviste,

Ma se tocca un personaggio, muore.

Eppure la narrativa non era l'offesa veniale che alcuni erano disposti a considerarla. San Paolo includeva i "sussurratori" nel suo catalogo dei cattivi nel primo capitolo della Lettera ai Romani; la parola greca per diavolo, diabolos , significava prima "calunniatore".

II. I cattivi risultati del racconto. —'È come una pistola sparata tra le montagne. Il suono acuto è colto dalle rocce e dalle grotte, e ritorna con un suono come di tuono; così la parola cattiva pronunciata con leggerezza riceve aggiunte mentre passa di bocca in bocca, e ritorna come qualcosa di grossolano e orribile. Il sussurro del male è come la volpe con un tizzone alla coda, che Sansone mandò tra il grano dei Filistei; o come il vento gelido che sigilla l'acqua frizzante ei teneri succhi dei fiori».

III. Tre cose devono essere imparate se vogliamo evitare di cadere in questo peccato. —(1) Dobbiamo imparare a parlare. È sorprendente come pochi possano parlare in modo istruttivo e divertente senza essere poco caritatevoli. È meglio parlare di cose che di persone; è quasi certo che la conversazione sulle persone prima o poi prenderà una piega poco caritatevole. (2) Dobbiamo imparare a tacere, una cosa ancora più difficile.

Socrate disse ai chiacchieroni che gli chiedevano lezioni di retorica, che doveva fargli pagare il doppio, perché prima doveva insegnargli a tacere. Quanti incontri, quante conversazioni, sarebbe meglio se tutti imparassero il valore del silenzio! (3) Dobbiamo imparare a riverire l'umanità. Per ogni uomo Cristo è morto, e ogni uomo è fatto a immagine di Dio. Se ciò fosse tenuto presente, la carità verrebbe sul nostro discorso.

Illustrazione

«Ogni precetto di questo capitolo ha un valore omiletico così chiaro che non è necessaria alcuna estensione del testo stesso. La santità è fatta consistere non solo nell'evitare il peccato e nell'adempimento di certi doveri prescritti, ma in un generale corso di vita mosso dall'amore genuino. I bisogni dei poveri devono essere considerati, i deboli e gli indifesi devono essere rispettati, la giustizia deve essere liberata dalle simpatie personali o dall'influenza, evitare il racconto di storie, tutte le arti magiche e gli sforzi per raggiungere la conoscenza proibita devono essere evitati, e, in una parola, l'uomo deve comportarsi in tutte le cose come colui che è in comunione con Dio, e perciò cerca di far compiere la sua volontà in tutto il lungo e in largo della propria vita quotidiana».

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