[Gli uomini] mi hanno prestato orecchio, hanno aspettato e hanno taciuto al mio consiglio.

ver. 21. A me gli uomini prestavano orecchio e aspettavano ] cioè un tale dono che avevo in oratoria flessuosa, che i miei uditori erano tenuti, per così dire, per le orecchie in grande attenzione ai miei discorsi; come dice Luciano di Alcibiade e Cicerone di Crasso; e come fanno i poeti il ​​loro Ercole, che aveva le orecchie degli ascoltatori incatenate alla lingua, come se fosse,

Entrambi retori del bene, crater t aichimtis.

E tacque al mio consiglio ] L'ho ricevuto come un oracolo dal cielo con ogni umile sottomissione e piena soddisfazione; tanto grande era la forza della sua saggezza, il peso dei suoi consigli, e l'autorità della sua persona, tanquam ex tripode dictum. Erant κυριαι και αμυμονες δοξαι (Lavat.). Nei discorsi di alcuni uomini un uomo avrà satis eloquentiae, sapientiae parum, molta eloquenza, poca saggezza.

Ma dove c'è un concorso di questi due, come era in Giobbe, molto si può fare. Questi grandi uomini non ignorano, e quindi bramano molto l'eloquenza, Non phaleratam illam sed fortem; non effeminatum sed virilem, non uno stile o una frase pedante, ma maestoso; come quello di Focione, grande oratore, ma che poteva parlare molto in pochi, come riporta Plutarco, πλειστον εν ελαχιστη λεξει νουν ειχε; o quella di Giulio Cesare, che scrisse mentre combatteva; e che un uomo potrebbe sapere essere un soldato dalle sue parole, se non avesse mai sentito delle sue nobili conquiste.

Continua dopo la pubblicità
Continua dopo la pubblicità