Figlioli, ancora un po' sono con voi. Mi cercherete: e come ho detto ai Giudei: Dove vado, non potete venire; quindi ora ti dico.

ver. 33. Figlioli, ancora un po' ] Qui il nostro Salvatore usa ai suoi apostoli le stesse parole che prima aveva usato con i Giudei, con i quali era adirato; così da togliere loro ogni speranza della sua presenza corporea. La finzione dell'ubiquità iniziò all'incirca all'epoca di Berengario; fu incoraggiato e promosso da Gerson, Cancelliere di Parigi, che per primo insegnò la vera comunicazione dei beni, per mezzo della quale la natura umana di Cristo ricevette questa prerogativa, disse che alla sua cena (e solo allora) poteva essere in molti luoghi subito, dovunque si celebrasse la cena.

Ma nell'anno di Cristo 1524 Jacobus Faber Staupulensis insegnò a Parigi, che per la stessa ragione Cristo poteva essere presente corporalmente in tutti i luoghi in una volta, come lo era alla cena. Per la quale dottrina dell'ubiquità gli si oppose l'anno seguente un certo Natalis Beda, e i sorbonisti banditi dalla Francia. Questa è la nascita di quella famosa ubiquità, che Lutero, scacciato dalla Francia, riportò nelle Chiese di Germania; Brenzo lo arredò, e Smidelino lo obbligò a molti luoghi e persone, che lo volessero o no; donde è soprannominato Ubiquitatis Apostolus, Apostolo Onnipresente.

Quanto è meglio quella brava donna del Libro dei Martiri, che i vescovi gli chiedono: "Credi tu che il corpo di Cristo sia realmente e sostanzialmente nel sacramento?" "Credo", disse, "che questa sia una vera bugia, e una bugia sostanziale". Domitius Calderinus, l'italiano, che fiorì nell'anno 1442, quando fu chiamato dai suoi amici per andare a messa, soleva dire (come ci dice Vives), Eamus ad communem errorem, Andiamo all'errore comune.

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