Ora dunque non sono più io che lo faccio, ma il peccato che abita in me.

ver. 17. Non sono più io ] Mr Bradford, martire, in una certa lettera conforta così il suo amico: In questo momento, mio ​​caro cuore nel Signore, sei in una condizione benedetta, sebbene ti sembri diversamente, o piuttosto il tuo vecchio Adamo; ciò che ora oso discernere da te, perché non solo lo vorresti discernere, ma anche completamente distrutto. Dio (dice un altro reverendo) pone una differenza tra noi e il peccato in noi, come tra il veleno e la scatola che lo contiene.

Peccato che abita in me ] Un detenuto malato che non se ne andrà finché la casa non gli sarà caduta addosso; come la tremante lebbra nei muri di una casa non se ne sarebbe andata finché la casa stessa non fosse stata demolita. Il peccato, come Agar, dimorerà con grazia, come Sara, finché la morte non lo batterà fuori di casa.

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