Ma la sua gioia [è] nella legge del SIGNORE; e nella sua legge medita giorno e notte.

ver. 2. Ma la sua gioia è nella legge del Signore ] cioè in tutta la dottrina delle Sacre Scritture, quella regola invariabile della verità, come giustamente la chiama Ireneo, Kανων της αληθειας ακλινης. Non trova riposo da nessuna parte, nisi in angulo cum libello, in un cantuccio di questo libro, come soleva dire Tommaso Kempis, che pure di sua mano scrisse la Bibbia. Il re Alfonso lo lesse più di quattordici volte, insieme a quei commenti che quei tempi offrivano.

Lutero disse che non avrebbe vissuto in paradiso senza la parola, poiché con essa avrebbe potuto vivere abbastanza bene all'inferno. Maddalena, moglie del dottor Paraeus, dopo che si sposò, e a quarant'anni, per amore delle Scritture, imparò a leggere, e se ne divertiva tanto, e specialmente nei Salmi, che quasi tutti li imparava a memoria (Par. in Epist. ad Ja. Newer. Pastor. Heidelb.). Beza, avendo più di quattrocento anni, poteva dire perfettamente a memoria qualsiasi capitolo greco delle epistole di San Paolo. Cranmer e Ridley avevano a memoria tutto il Nuovo Testamento; il primo l'aveva appreso nel suo viaggio a Roma, il secondo nelle passeggiate di Pembroke Hall a Cambridge.

E nella sua legge medita giorno e notte ] Hoc primus repetens opus, hoc postremus omittens (Horat.). Avendo raccolto con le api la dolcezza di quei fiori celesti, con la meditazione lavora il suo favo nell'alveare; e in quest'opera è perdius et pernox, finché non la sente divenire una parola innestata, sì, finché non l'ha trasformata in succum et sanguinem, ed è in qualche modo trasformata in essa, 2 Corinzi 3:18 .

La parola ebraica Hagah qui significa sia parlare con la bocca che con il cuore, leggere e meditare; perché leggere non è ripassare un capitolo, come un bambino a scuola, ma meditare sull'argomento e trarne qualche beneficio. Si dice di Pitagora che visse insieme in una caverna per un anno intero, affinché, essendo separato dalla società degli uomini, potesse meditare meglio le parti più astruse della filosofia; usava anche con un filo legare i capelli della sua testa a una trave sopra di sé, affinché quando non avesse fatto altro che annuire a causa del sonno potesse essere svegliato da ciò.

Questo non è un freno alla nostra sonnolenza e alla nostra negligenza di scrutare le Scritture e farne il nostro studio quotidiano e notturno? Girolamo esortò alcune sante donne alle quali scrisse di non lasciare loro la Bibbia dalle mani finché, sopraffatte dal sonno e non potendo più reggere il capo, non le chinassero, per così dire, a salutare le foglie sottostanti loro con un bacio. (Girolamo ad Eust. De custod. Virgin.)

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