Il Signore [è] la mia roccia, la mia fortezza e il mio liberatore; mio Dio, mia forza, in cui confiderò; il mio scudo, e il corno della mia salvezza, [e] la mia alta torre.

ver. 2. Il Signore è la mia roccia e la mia fortezza, ecc. ] cioè Egli è tutto sommato per la mia conservazione. Dieci parole, dicono gli Ebrei, qui accumula, in riferimento a dieci vittorie significative; o piuttosto perché il suo cuore riconoscente era così allargato, che non poteva mai accontentarsi di dire ciò che Dio era stato per lui e aveva fatto per lui; e quindi questa congerie, o mucchio di sante espressioni; e tutto per mostrare che Dio è una roccia di rifugio, una solida fortezza, un ricettacolo di riposo, un santuario di salvezza per tutti i suoi santi in tempo di tribolazione.

David aveva avuto la sua parte, ed era stato messo ai suoi turni; lieto di nascondersi, come poteva, nelle rocce e negli appigli che lo riparavano dalla tempesta. A questi allude quando chiama Dio la sua roccia, fortezza, ecc.

E il mio liberatore ] Le rocce e le fortezze non sempre liberano (testimoniano i Sichemiti, i Gebusei, Arimasfe), ma Dio sempre lo fa.

E il corno della mia salvezza ] Qui veluti cornu petit et conficit hostes meos, dice Vatablus; che incorna e scaccia i miei nemici. Una metafora o da bestie cornute, oppure (come alcuni diranno) dall'antica usanza di indossare corna di ferro sull'elmo, come stemma o ornamento militare; dopo di che il corno levato era un segno di vittoria, e il corno abbattuto un segno di essere vinto.

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