Quanto tempo passerà prima che porrete fine alle parole? - È stata fatta una domanda a chi questo è rivolto. È al plurale e non è normale in ebraico quando ci si rivolge a un individuo fare uso della forma plurale. Alcuni hanno supposto che sia indirizzato a Giobbe ed a Elifaz, come essendo sia "prolisso" che noioso nelle loro osservazioni. Altri hanno supposto che si riferisse a Giobbe "e ai membri della sua famiglia", che forse interposero osservazioni e si unirono a Giobbe nelle sue lamentele.

Altri suppongono che si riferisca a Elifaz e Zofar, che tacciono durante il discorso di Giobbe e non arrestano le sue osservazioni come avrebbero dovuto fare. Rosenmuller suppone che si riferisca a Giobbe ea quelli simili a lui, che erano semplici simulacri di pietà, e che Bildad intende chiedere quanto tempo sarebbe passato prima che sarebbero stati effettivamente messi a tacere, e le loro lamentele messe a tacere. Non vedo grandi difficoltà nel supporre che il riferimento sia a Giobbe. Evidentemente lo suppone tutta la tensione del discorso; e non ci sono prove che qualcuno della famiglia di Giobbe avesse parlato, né sembra affatto probabile che Bildad avrebbe rimproverato i suoi stessi amici sia per la lunghezza dei loro discorsi, sia per non aver interrotto un altro. L'usanza in Oriente è di permettere a un uomo di dire tutto ciò che ha da dire senza interruzioni.

Marco - Capire l'ebraico; o essere intelligente - תבינו tābıynu ; cioè, o parli distintamente, chiaramente, intelligentemente; o considerare e soppesare i nostri argomenti. La prima è l'interpretazione di Schultens, e mi sembra quella vera. L'idea è questa: “Tu, Giobbe, hai alterato semplici parole. Sono parole di denuncia, senza argomenti. Parla ora in modo diverso; dimostrare di aver compreso il caso; avanzare argomenti degni di attenzione, e poi risponderemo”.

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