Fino a quando non partirai? - Quanto tempo deve continuare? La stessa parola ricorre in Giobbe 14:6 . La parola resa “partire” שׁעה shâ‛âh significa guardare, guardarsi intorno, e poi distogliere lo sguardo da chiunque o da qualcosa. L'idea qui è che Dio aveva fissato i suoi occhi su Giobbe, e chiede con ansia, per quanto tempo questo doveva continuare, e quando avrebbe distolto gli occhi; confronta le note di Giobbe 7:8 . Schultens suppone che la metafora qui sia presa dai combattenti, che non distolgono mai gli occhi dai loro antagonisti.

Finché non ingoio la mia saliva - Per il più breve tempo. Ma c'è stata una notevole varietà nella spiegazione di questa frase. Herder lo rende: "Finché non riprendo il respiro". Noyes, "Fino a quando avrò tempo di respirare;" ma riconosce di aver sostituito con questo il proverbio che ricorre nell'originale. L'ebraico è tradotto letteralmente nella versione comune e il proverbio è conservato in Arabia fino ai giorni nostri.

Il significato è, dammi un po' di tregua; concedetemi un po' di tempo; come diremmo, lasciami respirare. "Questo", dice Burder, "è un proverbio tra gli Arabi fino ai giorni nostri, per cui essi intendono: Dammi il permesso di riposare dopo la mia fatica. Questo è il favore di cui Giobbe si lamenta di non essergli concesso. Ci sono due esempi che illustrano questo passaggio (citato da Schultens) in Narratives di Harris intitolato the Assembly.

Uno è di una persona che, sollecitata con entusiasmo a rendere conto dei suoi viaggi, ha risposto con impazienza: "Lasciami ingoiare la saliva, perché il viaggio mi ha stancato". L'altro esempio è di un rapido ritorno fatto a una persona che ha usato il proverbio. 'Permettimi,' disse l'importunato, 'di ingoiare la mia saliva;' al che l'amico rispose: 'Puoi, se vuoi, inghiottire anche il Tigri e l'Eufrate; ' Cioè, puoi prendere tutto il tempo che vuoi."

L'espressione è proverbiale e corrisponde alla nostra quando diciamo "in un batter d'occhio" o "finché non riesco a riprendere fiato"; cioè nel più breve intervallo. Giobbe rivolge questo linguaggio a Dio. C'è molta impazienza in esso, e molto che un uomo pio non dovrebbe impiegare; ma dobbiamo ricordare che Giobbe fu assalito da prove speciali e che non aveva le visioni dell'esistenza e delle perfezioni divine, delle promesse e delle grandi speranze, che come cristiani abbiamo sotto la più piena luce della rivelazione; e prima di condannarlo duramente dovremmo metterci nella sua situazione, e chiederci come penseremmo, sentiremmo e parleremmo se fossimo nelle stesse circostanze.

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