Allora parlerei, e non lo temerei, potrei allora sostenere la mia causa ad eguali condizioni e con eguali vantaggi.

Ma non è così con me - Margin, non sono così con me stesso. Noyes, "Non sono così nel cuore". Bene, "ma non così potrei nel mio stato attuale". Letteralmente, "per non così io con me stesso". Il siriaco lo rende "perché nemmeno io sono suo avversario". Di questa frase sono state date interpretazioni molto varie. Gli ebrei, con Aben Ezra, suppongono che significhi: "poiché non sono come tu supponi che io sia.

Mi prendi per un uomo colpevole; ma io sono innocente, e se avessi la giusta opportunità di essere processato, potrei dimostrare di esserlo». Altri suppongono che significhi: "Sono ritenuto colpevole dall'Altissimo e sono trattato di conseguenza. Ma non sono così. Sono consapevole di essere innocente". Mi sembra che il Dr. Good si sia avvicinato al vero senso più di qualsiasi altro interprete, e certamente la sua esposizione concorda con la connessione.

Secondo questo il significato è: “Non sono in grado di vendicarmi così nelle mie circostanze attuali. Sono oppresso e schiacciato sotto il piombo delle calamità. Ma se questi venissero rimossi, e se avessi un'equa opportunità di processo, allora potrei dichiarare la mia causa in modo tale da farla sembrare giusta".

In tutto questo capitolo c'è evidentemente molta sottomissione e sentimento improprio. Giobbe si sottomette al potere, non alla verità e al diritto. Vede e ammette che Dio è in grado di sopraffarlo, ma non sembra disposto ad ammettere di aver ragione nel farlo. Suppone che se avesse una giusta e piena opportunità di giudizio, potrebbe rendere buona la sua causa, e che si vedrà che non merita le sue gravi calamità.

C'è molto di questo tipo di sottomissione a Dio anche tra le brave persone. È sottomissione perché non possono farne a meno, non perché vedono che i rapporti divini sono giusti. Non c'è niente di allegro o confidenziale in questo. C'è spesso un sentimento segreto nel cuore che le sofferenze sono al di là dei deserti, e che se il caso potesse essere giustamente provato, i rapporti di Dio sarebbero risultati aspri e severi.

Non diamo la colpa a Giobbe per la sua impazienza e il suo linguaggio irriverente, finché non avremo esaminato attentamente i nostri cuori nei momenti di prova come quelli che ha sopportato. Non deduciamo che fosse peggio degli altri uomini, finché non siamo posti in circostanze simili e siamo in grado di manifestare sentimenti migliori di lui.

Continua dopo la pubblicità
Continua dopo la pubblicità