Ti raccomando Febe, nostra sorella, che è una serva della chiesa che è a Cencre: ti raccomando Febe - Poiché l'apostolo non era stato a Roma prima di scrivere questa epistola, non avrebbe potuto avere una conoscenza personale con quei membri della Chiesa ai quali invia questi cordiali saluti. È probabile che molti di loro fossero i suoi stessi convertiti, che, in diverse parti dell'Asia Minore e della Grecia, lo avevano sentito predicare il Vangelo, e in seguito si erano stabiliti a Roma.

Febe è qui chiamata serva, διακονον, diaconessa della Chiesa di Cencre. C'erano diaconesse nella Chiesa primitiva, il cui compito era quello di assistere le convertite al battesimo; istruire i catecumeni, o coloro che erano candidati al battesimo; visitare gli ammalati, e coloro che erano in carcere, e, insomma, svolgere quegli uffici religiosi per la parte femminile della Chiesa che non potevano essere svolti con decoro dagli uomini.

Sono state scelte in genere tra le più esperte della Chiesa, ed erano ordinariamente vedove, che avevano avuto figli. Alcune antiche costituzioni richiedevano che avessero quarant'anni, altre cinquanta, altre sessant'anni. È evidente che furono ordinati al loro ufficio per l'imposizione delle mani del Vescovo; e la forma di preghiera usata per l'occasione esiste nelle costituzioni apostoliche.

Nel X o XI secolo l'ordine si estinse nella Chiesa latina, ma continuò nella Chiesa greca fino alla fine del XII secolo. Vedere il dizionario di Broughton, articolo deaconess.

Cencre era un porto di mare sul lato orientale dell'istmo che univa la Morea alla Grecia, come il Lecheo era il porto di mare sul lato occidentale dello stesso istmo. Questi erano gli unici due porti e città degne di nota, dopo Corinto, che appartenevano a questo territorio. Come il Lecheo apriva la strada per lo Ionio, così Cencrea apriva la strada per l'Egeo; ed entrambi erano così vantaggiosamente situati per il commercio che erano molto ricchi.

Questi due luoghi sono ora comunemente denominati Golfo di Lepanto e Golfo di Ingia o Egina. Era sull'istmo, tra questi due porti, che era largo circa sei miglia, che si celebravano i giochi istmici; al quale san Paolo fa allusioni così frequenti.

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