che ai suoi tempi mostrerà. — Reso più accuratamente, che nelle sue stesse stagioni. Qui il linguaggio della fervida attesa è qualificato da parole che implicano che nella mente di san Paolo allora non vi era alcuna certezza circa il periodo della “venuta del Signore”. Dipendeva dai consigli sconosciuti e misteriosi dell'Altissimo. L'impressione lasciata nella nostra mente dalle parole di questo e del versetto precedente è che S.

Paolo aveva rinunciato a ogni speranza di vivere lui stesso per vedere l'alba di quel terribile giorno, ma riteneva più che probabile che suo figlio nella fede sarebbe vissuto per testimoniarlo. Da qui le sue parole a lui: "Osserva il comandamento senza macchia fino all'Epifania del Signore nostro Gesù Cristo".

Chi è il beato e unico Potente.— La solenne e ritmica dossologia con cui si chiude l'accusa solenne a Timoteo non è improbabile che sia tratta da un inno amato dai cristiani di Efeso, e spesso cantato nelle loro chiese; le parole, quindi, erano, probabilmente, familiari a Timothy e alla sua gente, sebbene ora ricevessero un significato nuovo e più profondo di prima. Ben potrebbe Timoteo, come esempio per il gregge di Efeso, osservare «il comandamento senza macchia, irreprensibile» — senza paura, anche se il pericolo e la morte gli si presentavano come sicura ricompensa della sua fedeltà — perché Colui che a suo tempo avrebbe dovuto rivelare (mostrare) il Signore Gesù che tornava sulla terra nella gloria, era inconcepibilmente più grande e più grandioso di qualsiasi potentato, re o signore terreno, davanti al cui piccolo trono Timoteo potrebbe dover stare in piedi ed essere giudicato per la sua fedeltà al "unico Potentato, il Re dei re,

Del primo di questi titoli sublimi, Dio è chiamato "il beato", o il felice, perché è la fonte di ogni beatitudine e felicità; e l'“unico Potentato”, nell'asserzione solenne che il Dio del cristiano era Uno, e che a nessuno tranne a Lui poteva essere applicato questo appellativo di “solo Potentato”. Forse già a Efeso i maestri dello gnosticismo avevano iniziato la loro infelice opera, con le loro favole sui potenti Eoni e la loro strana concezione orientale di un Dio fonte del bene e un altro fonte del male.

Il Re dei re e il Signore dei signori. — Dio è re su quegli uomini stile re, e signore su tutti gli uomini qui chiamano signori.

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