Il fatto del massacro dei bambini di Betlemme non è menzionato da Giuseppe Flavio, né da nessun altro scrittore, ed è stato per questo messo in discussione. Si ammette, tuttavia, da tutti i punti di vista, che fu un atto in tutto e per tutto in armonia con il carattere di Erode. Tormentato da una malattia incurabile, e ancora più incurabile sospetto; così diabolico nella sua crudeltà, che ordinò l'esecuzione di molti dei principali uomini della Giudea immediatamente dopo la sua morte, affinché ci potesse almeno essere un vero lutto al suo funerale; fare nuove volontà, secondo la passione passeggera del momento; aggiungendo, come ultimo atto, la morte di un altro figlio, Antipatro, a quelli dei due figli di Mariamne (tanto che Augusto avrebbe detto che era meglio essere "porco di Erode che figlio"),

Né c'è da meravigliarsi che l'atto non sia stato registrato altrove. La popolazione di Betlemme difficilmente avrebbe potuto essere più di 2.000, e il numero di bambini sotto i due anni in quel numero sarebbe compreso tra i venti ei trenta. La crudeltà di un tale atto si imprimerebbe naturalmente nella memoria locale, da cui, direttamente o indirettamente, è derivato il racconto evangelico, e tuttavia sfuggirebbe all'attenzione di uno storico che scrivesse ottanta o novant'anni dopo delle guerre e della storia di corte del periodo.

La segretezza che segnò la prima parte dello schema di Erode ( Matteo 2:7 ) si estenderebbe naturalmente, per quanto riguarda Gerusalemme, alla sua esecuzione.

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