Ma dopo è apparsa la bontà e l'amore di Dio nostro Salvatore verso l'uomo. — Un altro pensiero sgorga ora nella mente dell'Apostolo. Noi da soli non saremmo mai diventati uomini cambiati, se non si fosse manifestata la bontà di Dio e il suo amore divino per gli uomini. Noi, infatti, non abbiamo motivo di esaltarci, né scuse per trattare gli altri con alterigia, né nel pensiero né nell'azione; perché se ora viviamo altre vite più pure di quelle che vivono, il nostro cambiamento in cose migliori e più alte non fu dovuto a nessun nostro merito o merito, ma unicamente alla misericordia e all'amore di Dio.

La vita cambiata è qui attribuita unicamente alla manifestazione all'uomo della bontà e dell'amore di Dio nostro Salvatore. Qui Dio nostro Salvatore, come in 1 Timoteo 1:1 , e in molti altri passaggi delle Epistole pastorali, deve essere inteso come "Dio Padre"; la “gentilezza” differisce dall'”amore verso l'uomo.

Il primo significa generalmente quell'amore divino, smisurato, onnicomprensivo, che sappiamo essere l'attributo glorioso di Dio. La seconda espressione racconta l'amore speciale che l'Onnipotente ha per l'uomo, e che si è manifestato così meravigliosamente nel sacrificio e nella morte del Figlio di Dio per noi. Le due parole - l'amore smisurato, divino, che abbraccia tutta la creazione, e l'amore speciale di Dio per l'uomo -, prese insieme, costituiscono l'unica idea espressa dalla "grazia che porta salvezza", di Tito 2:11 di questa Lettera.

Nella rara parola filantropia, “amore di Dio verso l'uomo”, viene dato un richiamo pacato ma molto solenne a quei “cristiani” che non avrebbero a che fare con i loro vicini pagani meno puri. La parola qui applicata a Dio dice loro di amare gli uomini, anche i nemici della loro santa religione; devono obbedire al magistrato pagano, e pensare con benevolenza e agire con cortesia verso il loro prossimo pagano, perché Dio ha amato gli uomini, tutti gli uomini. Eccoli ad essere imitatori della divina pietà, copisti dell'amore divino.

Continua dopo la pubblicità
Continua dopo la pubblicità