CAPITOLO 1:35-39 ( Marco 1:35 )

GES IN SOLITUDINE

"E la mattina, molto prima del giorno, si alzò e uscì, e se ne andò in un luogo deserto, e là pregò. E Simone e quelli che erano con lui lo seguirono; e lo trovarono e dissero a Lui, tutti ti cercano. Ed egli disse loro: Andiamo nelle città vicine, affinché anch'io possa predicare là, poiché a questo fine sono uscito. Ed egli entrò nelle loro sinagoghe per tutta la Galilea, predicando e diffondendo fuori diavoli." Marco 1:35 (RV)

NS. Marco è eminentemente lo storico delle attività di Cristo. Da lui principalmente impariamo ad aggiungere al nostro pensiero di perfetto amore e dolcezza quello di Colui che lo zelo della casa di Dio ha divorato. Ma questo evangelista non omette di dirci da quali fonti segrete fu alimentato questo fiume di vita; come le attive fatiche di Gesù furono ispirate nelle preghiere segrete. Troppo spesso permettiamo a un lato della religione uno sviluppo non eccessivo, ma sproporzionato, e veniamo puniti quando la contemplazione diventa snervante, o l'energia si consuma.

Dopo aver sfamato i cinquemila, san Marco ci racconta che Gesù, mentre la tempesta si raccoglieva sui suoi discepoli sul lago, salì su un monte a pregare. E san Luca racconta di un'intera notte di preghiera prima di scegliere i suoi discepoli, e di come è stato pregare che Egli sia salito sul monte della trasfigurazione.

E leggiamo di Lui che va in un luogo deserto con i suoi discepoli, e all'Uliveto, e spesso ricorre al giardino dove lo trovò Giuda, dove, nel cuore della notte, il traditore naturalmente lo cercava.

La preghiera era la sorgente di tutte le sue energie, e il suo stesso detto indicava l'abito della sua vita mortale tanto quanto la legge della sua misteriosa generazione: "Io vivo per il Padre".

Le sue preghiere non ci impressionano più potentemente della realtà della sua virilità. Lui, che possiede ogni cosa, piega le sue ginocchia a bramare, e le sue preghiere sono definite, nessuna forma vuota, nessun omaggio senza senso del bisogno, nessun tiro di cartuccia a salve senza scopo. Egli chiede che i suoi discepoli siano con Lui dov'è Lui, che le forze di Simone non vengano meno, che Egli stesso sia salvato da un'ora terribile. "Tali tocchi" ha detto Godet "non sembrano un'apoteosi artificiale di Gesù, e costituiscono una sorprendente differenza tra il ritratto del Vangelo e la caricatura leggendaria".

L'intera serata era stata trascorsa a guarire le malattie di tutta la città; non il dono leggero e incauto di un dono che non è costato nulla, ma operato con tanta simpatia, un tale prosciugamento delle sue stesse forze vitali, che san Matteo vi trovò un adempimento della profezia che avrebbe dovuto portare lui stesso le nostre malattie. E così esausto, la cornice avrebbe potuto essere perdonata per aver chiesto qualche indulgenza, qualche prolungamento del riposo.

Ma ora il corso del ministero di nostro Signore si stava aprendo davanti a Lui e gli ostacoli diventavano visibili. Quanto c'era da sperare dalla grande impressione già fatta; quanto c'è da temere per la debolezza dei suoi seguaci, l'invidia incipiente di sacerdote e fariseo, e l'eccitabilità volatile della folla. In tal tempo, alleviare il suo cuore oppresso con la comunione divina era per Gesù più che riposo, come, in un altro tempo, servire era per lui carne da mangiare.

E perciò, nel mattino ancora fresco, molto prima dell'alba, mentre ogni visione terrena era fioca ma gli abissi del cielo erano vividi, dichiarando senza voce, nel silenzio della discordia della terra, la gloria e l'opera del Padre suo, Gesù andò in un luogo solitario e pregava.

Cos'è che rende la solitudine e l'oscurità spaventose per alcuni e opprimente per moltissimi?

In parte il senso di pericolo fisico, nato dall'impotenza e dall'incertezza. Questo non lo sentì mai, chi sapeva che doveva camminare oggi e domani, e il terzo giorno essere perfetto. E in parte è il peso della riflessione non gradita, delle ricerche e dei rimproveri della memoria, delle paure che derivano dalla colpa e delle distrazioni interiori di una natura estranea alla vera natura dell'universo. Gesù non fu agitato da discordie interiori, rimproverato da nessun rimorso. E probabilmente non aveva fantasticherie; Non è mai registrato per soliloquiare; la solitudine per Lui non era che un altro nome per la comunione con Dio Suo Padre; Non era mai solo, perché Dio era con lui.

Questo ritiro gli permise di rimanere indisturbato finché i suoi discepoli non lo trovarono, molto tempo dopo che le folle avevano assediato la loro dimora. Non avevano ancora imparato come tutta la vera vita esteriore debba poggiare sulla vita nascosta della devozione, e c'è un accento di rammarico nelle parole "Allare cercando Te", come se Gesù potesse trascurare nell'autocultura ogni vera opportunità di servizio .

La risposta, di per sé degna di nota, richiede un'attenzione particolare in questi tempi di missioni, manifestazioni, Eserciti della Salvezza e altri tentativi saggi e poco saggi di radunare folle eccitate attorno alla croce.

La semplice sensazione in realtà respinse Gesù. Più e più volte raccomandò agli uomini di non farlo conoscere, nei luoghi dove sarebbe rimasto; mentre a Gadara, che dovette lasciare, il suo comando all'indemoniato fu il contrario. Le convinzioni profonde e reali non sono affini alle visite turistiche e alla ricerca delle meraviglie. Cafarnao ha ora ascoltato il Suo messaggio, ha ricevuto la sua piena parte di benedizione fisica, è esaltata in cielo. Coloro che cercavano la redenzione conoscevano il Vangelo, e Gesù deve predicarlo anche in altre città. Perciò, e non per essere il centro di moltitudini ammirate, uscì dalla sua tranquilla dimora.

Tale è l'azione sana e tranquilla di Gesù, di fronte all'eccitazione provocata dai suoi tanti miracoli. Ora i miracoli stessi, e tutto ciò che dipende da essi, sono dichiarati la creazione del fanatismo più sfrenato, sia durante la Sua vita, sia sviluppando la Sua leggenda in seguito. E se è così, abbiamo qui, nell'azione della mente umana, la meraviglia dei fisici moderni, ghiaccio da una risposta rovente, moderazione assoluta da un sogno di frenesia. E questo paradosso si crea nell'atto di "spiegare" i miracoli. La spiegazione, anche se sostenuta da qualche prova, sarebbe difficile da credere quanto un miracolo.

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