Rispetto all'argomento, la questione di chi abbia scritto questa epistola è di scarsa importanza; poiché tratta della rivelazione della gloria di Dio nella Persona di Cristo, e del valore e del significato di vasta portata della Sua potente opera di redenzione. Eppure sembra fuor di dubbio che Paolo fosse lo scrittore, poiché è scritto dall'Italia, e Timoteo, uno stretto compagno di Paolo, menzionato come previsto per viaggiare con lo scrittore (cap.

13:23, 24). Anche lo stile e la materia dell'epistola non possono indicare nessun altro scrittore noto che l'apostolo delle genti. Che scrivesse così agli Ebrei non deve sorprenderci nemmeno per noi, perché nonostante la sua missione speciale, era sua abitudine in ogni città che visitava, offrire il Vangelo prima agli ebrei. Inoltre, l'oggetto dell'epistola è quello di separare i credenti ebrei dal Signore Gesù, dal sistema del giudaismo.

Pietro parla anche di Paolo che ha scritto a credenti ebrei ( 2 Pietro 3:15 ), e nessun'altra epistola di questa potrebbe corrispondere alla sua descrizione.

La logica profonda e gli argomenti ordinati e perspicaci dell'epistola trovano una somiglianza solo nel libro dei Romani; entrambi i libri similmente anche citando copiosamente dall'Antico Testamento, nell'addurre prove della verità del cristianesimo. Ma Ebrei, in contrasto con i Romani, commenta ampiamente il servizio del sacerdozio e del tabernacolo in Israele, soffermandosi specialmente sul significato spirituale del grande giorno dell'espiazione. Questo naturalmente sarebbe di vitale importanza per gli Ebrei. non così per i gentili romani.

Opportunamente si usa il titolo "Ebrei" piuttosto che "Ebrei". La prima parola significa "passeggeri" e denota il carattere del pellegrino. Gli ebrei dovrebbero quindi obiettare al passaggio da una dispensazione di Dio all'altra, quando l'evidenza è chiara che questo grande cambiamento di dispensazione è operato dall'eterno Dio, che per primo istituì il giudaismo?

Se la giustificazione davanti a Dio è il grande tema dei Romani, la santificazione è caratteristicamente quella degli Ebrei. Il primo libera completamente dalla schiavitù, dalla colpa e dallo stigma della nostra precedente condizione e fornisce una posizione di giusta dignità davanti al trono di Dio. Quest'ultimo si sofferma sul valore della grande espiazione mediante la quale la coscienza viene purificata e l'anima separata da una precedente vana esistenza, e portata all'immediata presenza di Dio, lì per adorare con santa audacia.

Si può notare che le citazioni, che differiscono dalla versione autorizzata, sono solitamente tratte dalla Nuova Traduzione.

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