(12) В¶ Pertanto, miei diletti, come avete sempre ubbidito, non solo in mia presenza, ma ora molto di più in mia assenza, operate con timore e tremore alla vostra salvezza. (13) Poiché è Dio che opera in voi sia il volere che l'agire secondo il suo beneplacito.

Mi soffermo su questi versetti, per considerarli da soli, come dovrebbero essere considerati. Infatti, nonostante inizino con un Pertanto, tuttavia non sembrano avere alcuna connessione immediata con ciò che è stato detto prima o con ciò che segue. E su di esse mi soffermo piuttosto, perché, forse pochi versetti della parola di Dio, sono stati più insistenti, da una certa persuasione degli uomini, nel portarli avanti a sostenere le loro diverse opinioni, a mo' di rafforzamento, come farebbero ben supponiamo, le loro dottrine preferite.

Lettore! sarebbe sempre bene, se venissimo alle Scritture con mente insegnabile per imparare e non per insegnare, o per prenderne porzioni qua e là, per dare una presunta forza alla nostra opinione, già formata . Se, come i bambini, e con la semplicità dei fanciulli, (poiché il figlio di Dio più istruito in questa vita non c'è più), dovessimo tutti sedere ai piedi di Gesù per istruirci; spirito di parte, non sarebbe poi portato nella misura in cui talvolta è più infelicemente.

In relazione a questo noto passo, in cui ci viene comandato di operare la nostra propria salvezza con timore e tremore; le parole che seguono immediatamente (e che dalla parola per, sembra intuire molto chiaramente, che devono essere unite a ciò che è stato prima), danno il motivo di questa grande attenzione: perché, è Dio che opera in te, sia a volere, sia a fare, di suo beneplacito. Nell'offrire umilmente il mio giudizio sul passaggio, lo farò piuttosto per inchiesta, che per decisione; piuttosto nel proporre al Lettore ciò che mi sembra il senso genuino, che nel dire positivamente ciò che è.

Vorrei quindi domandare con molta umiltà, se si può supporre che lo Spirito Santo, quando comandava alla Chiesa di operare la propria salvezza con timore e tremore, intendeva suggerire che la salvezza era in qualche parte procurabile per opera dell'uomo, invece del sangue di Cristo e della giustizia? Dio Spirito Santo, in ogni parte delle sue Scritture, non attribuisce l'intera salvezza al Signore Gesù? Non ci viene detto, ripetutamente, che non c'è salvezza in nessun altro? No, non è ogni parte e porzione della salvezza, dall'inizio alla fine, nel risvegliare, rigenerare, redimere, giustificare, santificare la grazia; tutto detto espressamente, per essere dono di Dio, e non merito dell'uomo? E non è Cristo stesso dichiarato di essere, sia l'Alfa che l'Omega; l'Autore, e il Finisher, della nostra fede? Quando il Lettore avrà debitamente meditato su queste cose, pregherei la sua attenzione per l'ulteriore visione dell'argomento.

Supponendo che qualsiasi parte della salvezza dipendesse dal nostro operarla, mentre, di tanto, il valore infinitamente prezioso del sangue e della giustizia di Cristo è così diminuito, poiché non essendo l'intera causa dell'accettazione davanti a Dio, ma dipendendo dal nello stesso tempo, quando elaboriamo la nostra salvezza, per cooperare con essa; diventa questione di grande attualità accertare in che modo e con quali mezzi si debba compiere questo lavoro; poiché la parola di Dio uniformemente in ogni sua parte, dichiara decisamente, e ogni figlio di Dio, chiamato salvifica per grazia, ogni giorno sa lo stesso, che non siamo sufficienti da soli a pensare (tanto meno a fare), nulla come da noi stessi , ma la nostra sufficienza è di Dio.

2 Corinzi 3:5. Se l'operare della nostra stessa salvezza, di cui qui si parla, con timore e tremore, avesse significato implicare, un atomo, per assistere la causa, o per ottenere l'accettazione presso Dio, non si sarebbe detto: quale opera di questo genere meritorio si è reso necessario; e quali cose sono essenziali, per il raggiungimento di questo scopo? Se lavorare, secondo la nostra idea generale di lavorare in lavori dopo la santità, e simili, va qui inteso; lo Spirito Santo avrebbe lasciato il soggetto in un modo così indeterminato, senza specificare particolarmente, quali erano quelle opere, attraverso le quali, nel timore e nel tremore, dovevamo assicurarci la nostra salvezza; e che, se questo si suppone il senso dell'espressione lavorare, diminuisce, se non getta totalmente a terra, i meriti della morte di Cristo;

Se mi si chiede, in che senso accetto questa Scrittura rispondo umilmente; Lo accetto semplicemente come l'intero passaggio sta nel suo insieme, un tutto completo. Opera la tua salvezza con timore e tremore: poiché è Dio che opera in te, sia per volere che per fare, di suo beneplacito. Se è Dio che opera in me la volontà; così che io non posso volere un buon pensiero, o intenzione, senza che il Signore lo voglia in me, né quando il Signore ha operato in me quella volontà; Non posso fare quel buon proposito, senza che colui che lo ha mosso per primo, dia energia alla sua esecuzione, bene mi conviene essere sempre vivo e attivo nell'opera importante, che è questo Onnipotente motore, lavorando in me, sia per volontà e fare del suo beneplacito.

Il lavoro che sto così svolgendo, non è opera di lavoro, né di merito, né di giustificazione, né di raccomandazione a Dio, ma semplicemente un impiego, in una costante assistenza, e quello di tanta serietà e ansia, come gli uomini del mondo, quando sono impegnati in un'ardua preoccupazione, sono timorosi e tremanti, per paura di fallire nel successo. Non una paura della schiavitù, ma una paura santa, infantile. Non un timore della perdita dell'amore divino per l'adozione dei bambini impedisce tali apprensioni, e le promesse fedeli dell'Alleanza di Dio in Cristo, lo rendono impossibile.

Ma il timore di una santa stanchezza nel cammino della grazia, come quelli che gioiscono nella piena certezza della fede, ma gioiscono con tremore. Guardando il relitto della nostra natura caduta, nel caso delle carcasse galleggianti tutt'intorno, benediciamo il Dio della nostra salvezza, che ci ha portato con la sua grazia al sicuro sulla riva, mentre tremiamo nel guardare indietro e vedere la tremenda tempesta da da dove siamo fuggiti.

Se questo è il senso del brano, esso è veramente benedetto, e in esatta conformità a tutto il tenore della Scrittura. Trovo, per grazia, il Signore che opera in me, sia per volere che per fare di suo beneplacito. Egli opera in me, per mostrarmi la mia totale impotenza in me stesso e la mia completa sufficienza in Cristo. Consapevole dell'infinita importanza della salvezza, sento la grazia del Signore, che mi spinge a un incessante desiderio del Signore, perché operi dalla vita, non per la vita; per grazia, non per grazia.

E così vado umilmente e dolcemente tutti i miei giorni, come uno che ha davanti a sé un oggetto di così infinito momento, che mentre mi rallegra in Cristo, tremo in me stesso. Queste sono le mie opinioni sulla Scrittura, e che ora lascio al Lettore al suo giudizio, sotto la benedizione del Signore.

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