(12) В¶ Ora mi fu portata di nascosto una cosa, e il mio orecchio ne ricevette un poco. (13) Nei pensieri delle visioni notturne, quando il sonno profondo cade sugli uomini, (14) La paura è venuta su di me, e il tremore, che ha fatto tremare tutte le mie ossa. (15) Allora uno spirito passò davanti al mio volto; i peli della mia carne si rizzarono: (16) Stava fermo, ma non potevo discernerne la forma: un'immagine era davanti ai miei occhi, ci fu silenzio, e udii una voce che diceva: (17) L'uomo mortale sarà più giusto di Dio? l'uomo sarà più puro del suo creatore? (18) Ecco, non riponeva fiducia nei suoi servi; e accusò di stoltezza i suoi angeli: (19) Quanto meno in coloro che abitano in case di argilla, il cui fondamento è nella polvere, che sono schiacciati davanti alla tignola? (20) Sono distrutti dalla mattina alla sera: periscono per sempre senza che nessuno se ne occupi. (21) Non se ne va la loro eccellenza che è in loro? muoiono, anche senza saggezza.

È probabile che, come in quei primi tempi, sappiamo che il Signore, per mezzo di visioni e sogni, trasmetteva verità divine alle menti del suo popolo, che Elifaz fosse stato a conoscenza di ciò riguardo alla solenne distinzione qui esposta tra il santità e purezza di DIO, e santità e purezza di ogni eccellenza creata. E, per quanto queste cose potessero essere utili per imprimere nella mente di Giobbe un senso del suo stato di creaturalità e impurità, la visione di Elifaz era sorprendente e appropriata.

Ma se lo introdusse qui chiamando l'autorità divina a far rispettare ciò che aveva detto prima, a prova dell'ipocrisia di Giobbe, fu mal giudicato e ingannevole, come manifestò il seguito della storia di Giobbe, nella giustificazione di Dio di lui. Ma per il momento, tralasciando sia la storia di Giobbe, sia l'esercizio della sua mente da parte di Elifaz, pregherei l'attenzione del Lettore su un dolce pensiero derivante da ciò che questo temanita ha detto.

Ci dice che in questa visione udì una voce che proclamava che DIO non riponeva fiducia nei suoi servi, e che i suoi angeli li accusava di follia. Pensa, lettore! quanto era puro e santo GES nella sua grande impresa per i poveri peccatori, quando, sebbene gli angeli siano accusati di follia, una voce dal cielo dichiarò GES l'unigenito Figlio di DIO, nel quale era ed è compiaciuto. E ricordate, in questa proclamazione dal cielo, riguardo al beneplacito di GEOVA, nella perfezione e santità di GES, era quella santità che apparteneva a GES come Redentore e Mediatore; quella perfezione dell'opera che il PADRE gli diede da fare, e per la quale, sia nel fare che nel morire, ha operato una salvezza completa.

Permettetemi solo di aggiungere un pensiero in più su questo più prezioso di tutti gli argomenti. Come GES fu così visto, e così proclamato come il Capo glorioso del suo popolo, così il suo popolo è visto in lui: se GES fu fatto peccato per noi, quando non conobbe peccato, fu che il suo popolo, che non conobbe la giustizia, possa essere fatta giustizia di Dio in lui. 2 Corinzi 5:21 .

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