In Cristo anche noi siamo chiamati a sorte; cioè a questa sorte felice, a questa parte e stato di eterna felicità, (sembra parlare con un'allusione al modo con cui le terre di un'eredità temporale furono distribuite agli Israeliti, in Palestina) che noi (vers. 12) sono salvati, possa essere a lode della sua gloria; possa lodare Dio in eterno nel regno della sua gloria; in particolare noi ebrei, che prima speravamo nel Messia a venire, e anche voi gentili, che ora avendo ascoltato il vangelo, avete creduto in Cristo, e che, insieme a tutti i cristiani, siete stati ora suggellati, per così dire, dallo Spirito Santo di promettere; io.

e. dallo Spirito promesso e da tutte quelle grazie spirituali che sono un fervore e un pegno, che ci danno una certezza della nostra futura gloria e felicità. Per la nostra redenzione dai nostri peccati, e in ordine al possesso acquisito, al possesso di quella gloriosa felicità che Cristo, con la sua incarnazione e morte, ha acquistato per noi. (Conam)

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