La sezione culmina in un appello pieno di colori e suggestioni locali. Con un grande grido ha dato espressione alla fame del suo cuore quando ha scritto: "Fai spazio a noi" (vedi margine). Dichiarò poi che non aveva fatto torto a nessuno, che non aveva corrotto nessuno, che non si era approfittato di nessuno.

Quasi timoroso che una simile affermazione li inasprisse creando un senso di vergogna, come se volesse rimproverarlo, dichiarò immediatamente che questo non era il suo scopo, e procedette a sottolineare il suo amore per loro, ripercorrendo le sue esperienze personali per dimostrarlo. Raccontò loro il suo dolore in Macedonia. Raccontò loro la nuova gioia e letizia che inondò il suo cuore quando Tito venne e gli disse che avevano ricevuto e obbedito alla sua lettera, che aveva causato loro un dolore tale da produrre in loro il pentimento.

Disse loro ancora una volta la grande gioia aggiunta che gli era venuta perché avevano ristorato l'anima di Tito, poiché l'apostolo se ne era vantato con Tito ed essi si erano dimostrati degni del suo vantarsi.

La sua ultima parola fu di magnifica speranza, elettrizzante di grande gioia. "Mi rallegro che in tutto ciò che ho di buon coraggio riguardo a te." Forse non c'è un capitolo negli scritti di Paolo in cui il cuore dell'uomo sia più perfettamente rivelato, e il fascino di esso si trova nella naturale umanità che si manifesta, e tuttavia per tutto il tempo è costretta da quell'amore di Cristo che fa del timore del Signore il motivo supremo di tutta la vita e di ogni servizio.

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