Dopo aver affrontato l'origine divina del suo insegnamento, l'apostolo procedette ora a mostrare che il suo insegnamento era stato confermato dalla conferenza che ebbe con gli anziani a Gerusalemme quattordici anni dopo la sua conversione. Dei falsi fratelli dichiarò che il loro scopo era di mettere in schiavitù i seguaci, ed è evidente che desideravano che Tito, che lo accompagnava, si sottoponesse, poiché era greco, al rito della circoncisione. Contro questo Paolo si oppose risolutamente, rifiutandosi assolutamente di sottomettersi, perché comprendeva il motivo della pretesa.

Della visita di Pietro ad Antiochia non abbiamo notizie negli Atti, ma la storia è perfettamente chiara come la racconta Paolo. L'azione di Pietro fu di natura così grave che l'apostolo, deciso, lo rimproverò davanti a tutta la compagnia dei credenti.

Segue poi la grande affermazione fondamentale della dottrina. Lo scopo ultimo della legge era di condurre gli uomini a Cristo, attraverso il quale avrebbero vissuto per Dio, e così sarebbero stati indipendenti da tutte le restrizioni della legge. Quindi rimettersi sotto la legge significava infrangere lo scopo della legge, che era di fine a se stessa.

A questo proposito l'apostolo scrisse quella dichiarazione meravigliosamente esauriente: "Sono stato crocifisso con Cristo; e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me; e quella vita che ora vivo nella carne la vivo nella fede, il fede che è nel Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me». Qui abbiamo la vera vita cristiana, nei suoi aspetti sia negativi che positivi.

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