L'apostolo, dopo aver trattato in modo così ampio la condotta della libertà, fece ora qualche applicazione dettagliata dei principi enunciati, fornendo un'importante illustrazione pertinente a tutta la questione del rapporto tra lui ei cristiani di Galati. Dovevano comunicare alla necessità dei maestri in ogni cosa, ricordando che Dio non è deriso. Egli è un Dio della legge e dell'ordine, e come è la semina, così deve essere la mietitura.

La conclusione dell'epistola si aprì con un tocco personale poiché l'apostolo si riferiva ai grandi caratteri in cui aveva scritto. Infine, ha riassunto l'intero argomento dei falsi maestri. Il principio in base al quale avevano tentato di costringere i Galati ad essere circoncisi era il desiderio di fare bella mostra nella carne per sfuggire alla persecuzione. Al contrario, l'apostolo dichiarò che desiderava solo gloriarsi nella croce.

Questa gloria è sperimentale. Per quella Croce il mondo era stato crocifisso per lui, ed egli per il mondo; e in quella crocifissione molto personale che aveva sopportato persecuzioni e sofferenze si gloriò, e in nulla a parte.

Ha poi pronunciato pace e misericordia su coloro che camminano secondo quella regola, glorificandosi solo nella croce e "sull'Israele di Dio". Che tocco di splendida indipendenza c'è nelle parole: "D'ora in poi nessuno mi disturbi, perché porto marchiati sul mio corpo i segni di Gesù". La stessa vergogna, sofferenza e persecuzione che i falsi maestri sarebbero sfuggiti, dichiara l'apostolo, gli hanno impresso le vere insegne del suo ufficio.

Le cicatrici sul suo corpo lasciate dalle strisce e dalle pietre parlano della sua lealtà e amicizia con il suo Maestro, e lo rendono splendidamente indipendente da ogni opinione umana e rifiuta di essere turbato da qualsiasi uomo. L'intera lettera si chiude con una benedizione.

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