Perché se predico il vangelo, non ho nulla di cui gloriarmi, perché la necessità mi è imposta. Perché guai a me se non predico il vangelo».

Ma questo non vuol dire che abbia qualcosa di cui vantarsi nel farlo. Non si glorierà nemmeno del fatto di predicare il Vangelo. Non se ne prenderà alcun merito. Perché non ha nulla di cui gloriarsi, rispetto a se stesso, quando predica il Vangelo. Non ha motivo di sentirsi orgoglioso o soddisfatto di se stesso. Piuttosto è per lui una necessità divina. Se non predicasse continuamente il Vangelo, sarebbe per lui un dolore, qualcosa che lo affliggerebbe e lo renderebbe meritevole di giudizio, perché è il suo destino, lo scopo stesso per cui è nato e al quale è stato chiamato ( Atti degli Apostoli 9:15 ), e probabilmente si sentì come Geremia quando parlò del suo messaggio come un fuoco dentro di lui ( Geremia 20:9 confronta Amos 3:8). Così predicò il Vangelo perché doveva, per comando divino, e per urgenza divina interiore.

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