Giobbe 20:11

Gli effetti duraturi della trasgressione precoce.

I. Notare, in primo luogo, quanto sia difficile e quasi impossibile, in riferimento all'attuale scena dell'essere, recuperare con la diligenza il tempo perso in gioventù. È stabilito da Dio che una fase della vita sia strettamente preparatoria a un'altra, proprio come la nostra stessa residenza sulla terra lo è per l'immortalità nel mondo invisibile.

II. Questa verità è esemplificata con riferimento alla salute del corpo. L'uomo che ha danneggiato la sua costituzione con gli eccessi della giovinezza non può riparare il danno con atti di abnegazione. Deve portare con sé fino alla tomba le energie alterate e le membra tremanti, e sentire ed esibire i segni dolorosi della vecchiaia prematura.

III. Il possesso delle iniquità della giovinezza colpisce gli uomini mossi dall'ansia per l'anima e desiderosi di cercare e ottenere il perdono del peccato. La grande battaglia che un uomo deve combattere quando si sforza di conformarsi alla volontà di Dio è una battaglia con le proprie abitudini malvagie. E cosa sono le abitudini se non l'implicazione dei peccati della giovinezza?

IV. Per quanto genuini ed efficaci siano il pentimento e la fede di un tardo periodo della vita, è inevitabile che il ricordo degli anni trascorsi inasprisca coloro che consacrerete a Dio. Anche con coloro che hanno iniziato presto è una costante fonte di rammarico che abbiano iniziato non prima. Che poi si deve dire di coloro che entrano nella vigna all'ora decima o undicesima, ma che devono essere ossessionati dal ricordo di poteri prostituiti, forze sperperate e tempo dissipato, e che devono soffrire spesso per i peccati per cui non possono fare ammenda?

V. Allungando il periodo dell'irreligione, e quindi diminuendo quello dell'obbedienza a Dio, ci poniamo quasi tra gli ultimi concorrenti per il regno dei cieli. La lezione per i giovani è ricordare il loro Creatore e non dimenticare che ciò che può essere fatto nell'aldilà non potrà mai essere fatto così bene come adesso.

H. Melvill, Pulpito di Penny, n. 2183.

Riferimento: Giobbe 20 S. Cox, Espositore, 1a serie, vol. vii., pp. 264, 321; Ibid., Commento a Giobbe, p. 261.

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