Giovanni 10:3

I. Non vi è alcuna difficoltà nell'interpretazione generale del linguaggio del testo. Cristo ha una conoscenza personale dei suoi discepoli del tipo più completo e intimo, chiamando ciascuno per nome, trattandolo come un individuo, secondo la natura che possiede e le circostanze reali della sua vita. Quella che, senza esagerazione, si può chiamare amicizia personale, si instaura tra il Signore e ciascuno dei suoi discepoli.

Per quanto poco questa verità si realizza e pienamente accettata come vera per sé, nella propria vita quotidiana! Puoi capire come potrebbe nominare il tuo nome con condiscendenza, o con pietà, o con rimprovero; ma come Egli dovrebbe nominare il tuo nome con puro amore caloroso, innamorato di te, di te stesso, come se nutre un vero, sincero attaccamento personale per te, che del tutto sconcerta la tua comprensione, perché senti che non c'è nulla in te che è profondamente adatto al suo amore. Ma ama la bontà che è iniziata in te. In una parola, ama il "tu" ideale e decide, per sua stessa grazia, di farne a tempo debito il vero "tu".

II. La chiamata e la guida sono sempre unite. Egli chiama affinché possa guidare. Egli pronuncia il nome affinché lui, affinché colei che vi risponde possa, alla parola elettrizzante, alzarsi e seguirlo dovunque egli vada. Vi sono alcuni che aspettano la chiamata, che ascoltano con impazienza il suono del nome, e che sarebbero più che soddisfatti di sentirlo pronunciare ogni giorno con gentilezza dal Pastore, ma che sono ben lontani dall'avere una prontezza corrispondente ad accettare il guida del Pastore.

"Egli chiama per nome le sue pecore e le conduce fuori", naturalmente, dall'intera vita peccaminosa naturale, da tutte le sue tenebre e miseria, nella luce e nella gioia dell'accettazione; dalla debolezza infantile in forza virile; da punti di vista ristretti in più ampi; da errori e delusioni in modi più saggi e migliori fortune; dall'assestare il peccato al dovere di attesa; a volte fuori sicurezza in pericoli che si trovano sulla strada per una sicurezza più alta; e così via e così via in un movimento che non può cessare finché alla fine, a suo tempo e modo, sarà dalla terra al cielo.

A. Raleigh, Il piccolo santuario, p. 44.

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