Matteo 14:10

I. Se consideri il modo della morte di Giovanni Battista, come ce lo propone la Scrittura, non posso fare a meno di pensare che a prima vista ti sembrerà piuttosto deludente. La morte di Giovanni Battista è quanto più possibile ciò che avremmo dovuto aspettarci che non fosse; diventa martire, ma senza nessuna delle glorie che illuminano la morte di un martire; viene rinchiuso da Erode in un castello; là indugia mese per mese, finché una donna malvagia gli chiede la testa, ed Erode manda un carnefice ad ucciderlo in prigione.

II. Al momento della morte di Giovanni aveva terminato il suo lavoro. La sua opera non era di predicare il Vangelo, ma di indicare e preparare la via a Colui che lo predicava; e se ora Cristo era venuto, che bisogno c'era di più di Giovanni? Si può dire, forse, che non fu che una misera ricompensa per Giovanni Battista, che dopo aver lavorato ardentemente come messaggero di Cristo, fosse rinchiuso in prigione, e gli fosse concesso di trascinare lì una stanca esistenza, e a ultimo perdere la vita per compiacere Erodiade.

Questo è perfettamente vero, se si guarda alla questione da un punto di vista meramente umano. Ma la domanda non è se un uomo pensa che sia giunto il momento di lasciare questo mondo, ma se ha compiuto l'opera di Dio in esso. La lezione che ci insegnerebbe è che dovremmo dargli il massimo delle nostre facoltà, e consacrare al suo servizio la nostra salute e la nostra forza, e poi lasciarlo a Lui, senza mormorio o sospiro, per determinare, come sembra meglio a Lui, come lasceremo questo mondo quando il nostro lavoro sarà compiuto.

III. San Giovanni fu il precursore di Cristo; finora, non possiamo essere esattamente come lui. Ma con quale spirito andò davanti a Cristo? Questa è davvero la questione delle domande. Lo spirito con cui andò davanti a Cristo era quello della semplice obbedienza e dell'audace determinazione a fare la volontà di Dio. Ci ha insegnato che dobbiamo compiere il nostro dovere in modo semplice, coraggioso e sincero, come nel timore di Dio. Dobbiamo agire come credendo che l'occhio di Dio è su di noi; che conosce i nostri atti, le nostre parole, i nostri pensieri; che siamo Suoi e non nostri; che abbiamo un grande lavoro da fare per Lui, e un breve giorno in cui farlo, e una lunga notte davanti a noi in cui nessun lavoro può essere fatto.

Bishop Harvey Goodwin, Parrocchia Sermoni, 5a serie, p. 248.

Riferimento: Matteo 14:10 . Mensile del predicatore, vol. vii., p. 45.

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