Matteo 26:34

Risarcimento cristiano.

Il caso di Pietro mostra che c'è una negazione di Cristo che può essere perdonata, sebbene vi sia una negazione di Lui che non lo farà. C'è una negazione di Lui che può essere perdonata, se ci rivolgiamo a Lui, come fece Pietro, con sincero e sincero pentimento. Pietro uscì e pianse amaramente. Ma il rinnegamento di Lui, che ci sembra poca cosa e che non richiede un sincero pentimento, non è, infatti, lontano dall'essere un tradimento di Lui.

I. Qual è la differenza tra il peccato di Pietro e il peccato di Giuda? Vediamo qual era la differenza delle loro vite in generale. Sappiamo che Pietro amava sinceramente nostro Signore, e che lo seguiva con vero desiderio di fare la sua volontà, mentre ciò che sappiamo di Giuda, prima ancora del suo grande peccato, è sfavorevole. È importante osservare questo, perché, in effetti, i nostri peccati particolari prendono il loro colore dal carattere generale della nostra vita.

Ciò che chiamiamo peccato di infermità, un cedimento improvviso a una tentazione molto forte, non si può certo dire che esista in un uomo la cui vita è generalmente negligente o peccaminosa. Colui che non bada mai a rafforzare la sua natura non ha diritto di invocarne la debolezza; chi è schiavo di tutte le tentazioni comuni non ha diritto di dire che questa tentazione l'ha vinto per la sua grandezza.

II. Eppure gli atti di Pietro e di Giuda erano in se stessi diversi. L'atto di Pietro fu compiuto senza premeditazione. Sicuramente se si fosse sentito in pericolo di rinnegare il suo Signore, sarebbe andato a casa sua piuttosto che chiedere l'ammissione al palazzo del sommo sacerdote. Ma il peccato di Giuda era deliberato; era stato risolto, non solo alcuni minuti prima che fosse commesso, ma alcune ore e persino alcuni giorni.

III. E quindi, dopo che i due peccati furono commessi, cosa seguì in entrambi i casi? Uno sguardo a nostro Signore richiamava Pietro a sé, a quel sé stesso, a quel sé migliore e abituale, che il Signore aveva dichiarato puro. Uscì e pianse amaramente. Ma di tutto questo nel caso di Giuda non si sente nulla: con lui c'era davvero un rimorso, ma non un pentimento un dolore non benedetto, operando una morte non benedetta.

T. Arnold, Sermoni, vol. v., pag. 98.

Continua dopo la pubblicità
Continua dopo la pubblicità