Salmi 104:20

I. Considera, con rispetto e ammirazione, la visione virile e gioiosa del dolore e della morte, e anzi dell'intera creazione, che il salmista ha, perché ha fede. Non c'è in lui nessun sentimentalismo, nessun lamento di Dio, nessun empio, o almeno debole e stizzoso, grido di "Perché hai fatto tutte le cose così?" Vede il mistero del dolore e della morte. Non cerca di spiegarlo, ma lo affronta, lo affronta allegramente e virilmente, nella forza della sua fede, dicendo: Anche questo, misterioso, doloroso, terribile, come può sembrare, è come dovrebbe essere, perché è della legge e della volontà di Dio, dal quale provengono tutti i beni, del Dio in cui è luce e in lui non c'è affatto oscurità.

Perciò per il salmista la terra è uno spettacolo nobile, ripiena ai suoi occhi del frutto delle opere di Dio. Ciò che impressiona la sua mente è proprio ciò che impressionerebbe la mente di un poeta moderno, un moderno uomo di scienza; vale a dire, la meravigliosa varietà, ricchezza e stranezza dei suoi esseri viventi. Egli percepisce, con l'istinto di un vero poeta e di un vero filosofo, "Tutti questi aspettano te, o Dio, che tu possa dar loro carne a tempo debito".

II. Poi va ancora oltre. Ha guardato in faccia alla vita innumerevoli. Ora guarda in faccia la morte innumerevole, e vede anche lì lo spirito e l'opera di Dio. "Tu nascondi il tuo volto; sono turbati. Tu togli loro il respiro; muoiono e tornano alla loro polvere". Il Dio del salmista non era semplicemente un Dio forte o un Dio saggio, ma un Dio buono, e un Dio misericordioso, e un Dio giusto, anch'esso un Dio che non solo fece il cielo e la terra, il mare e tutto ciò che vi è, ma che mantiene la sua promessa per sempre, che aiuta a raddrizzare chi soffre e dà da mangiare agli affamati.

È questa magnifica concezione della bontà e della giustizia viva e attuale di Dio che aveva il salmista che gli fece confidare in Dio per tutte le cose strane e dolorose che vide nel mondo.

C. Kingsley, Sermoni di Westminster, p. 205.

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