Ce n'è uno [solo], e [c'è] non un secondo; sì, non ha né figlio né fratello: eppure [non c'è] fine a tutto il suo lavoro; né il suo occhio è soddisfatto delle ricchezze; né [dice], Per chi mi affido e priva l'anima mia del bene? Anche questa [è] vanità, sì, [è] un duro travaglio.

ver. 8. Ce n'è uno solo, e non c'è un secondo. ] Un avaro ineguagliabile, un tipo che a malapena ha un compagno; un vagabondo solitario, o solitario, che non osa sposarsi per paura di una numerosa discendenza. Figlio non ha nessuno che gli succede, né fratello da dividere con lui, eppure "non c'è fine a tutte le sue fatiche"; soffre incessanti pene e lavora come un cavallo, "né il suo occhio è soddisfatto delle ricchezze"; quella concupiscenza degli occhi - come san Giovanni chiama cupidigia 1Gv 2,16 - è come un abisso senza fondo, come un fuoco inestinguibile, come leviatano che vuole posto nell'oceano grande, o come behemoth, che «confida di poter attingere il Giordano nella sua bocca». Giobbe 40:23

Né lui dice: Per chi lavoro e priva l'anima mia del bene? ] Si haec duo tecum verba reputasses, Quid fa? respirasset cupiditas et avaritia paululum, dice Cicerone a Nevio. a Se tu volessi riprendere queste due parole e dirti: Che cosa devo? la tua lussuria e cupidigia verrebbero in tal modo in qualche modo sminuite. Ma la lussuria è sconsiderata e precipitosa; né c'è niente di più irrazionale dell'irreligione.

Il ricco ghiottone pensò al suo negozio e decise di prenderne parte, Luk 12:17 così fece Nabal; ma questo disgraziato qui non ha un secondo, egli "pianta una vigna e non ne mangia il frutto". 1Co 9:7

E priva la mia anima del bene, ] cioè, priva me stesso delle comodità e delle comodità necessarie e defrauda il mio genio di ciò che Dio mi ha dato riccamente di godere; 1Tm 6,17 o privare l'anima mia del bene, di Dio, della grazia, del cielo, senza mai pensare all'eternità, a «mettermi un buon fondamento», affinché io «affermi la vita eterna»; 1Tm 6:19 ma per bassezze, anche nei doveri religiosi, facendo della terra il mio trono e del cielo il mio sgabello dei piedi.

"Questa è vanità" in astratto; "questo è un duro travaglio", perché, Nulla emolumenta laborum, non c'è niente di buono da ottenerlo - non si paga per i dolori di un uomo; ma, come l'uccello che siede sulle uova del serpente, rompendole e schiudendole, genera una prole pericolosa, che porta alla sua stessa distruzione, così fanno quelli che siedono sulla vanità del mondo.

un Orat. per Quinti

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