Ma è in una mente: è immutabile. Ha formato i suoi piani e nessuno può distoglierlo da essi. Sulla verità di questo sentimento non si può contestare. L'unica difficoltà nel caso è vedere perché Giobbe ne abbia parlato qui, e in che modo influisca sul filo del pensiero che stava perseguendo. L'idea sembra essere che Dio stava ora realizzando i suoi scopi eterni nei suoi confronti; che aveva formato un piano molto indietro nelle età eterne, e che quel piano doveva essere eseguito; che era un Sovrano, e che per quanto misteriosi potessero essere i suoi piani, era vano contendere con loro, e quell'uomo doveva sottomettersi alla loro esecuzione con pazienza e rassegnazione.

Giobbe si aspettava ancora che Dio si sarebbe fatto avanti e lo avrebbe rivendicato; ma al momento tutto ciò che poteva fare era sottomettersi. Non pretendeva di comprendere la ragione delle divine dispense; sentiva di non avere il potere di resistere a Dio. Il linguaggio qui è quello di un uomo che è perplesso riguardo ai rapporti divini, ma che sente che sono tutti in accordo con l'immutabile proposito di Dio.

E ciò che la sua anima desidera, anche ciò che fa, fa ciò che vuole. Nessuno può resistergli o controllarlo. È vano, quindi, lottare contro di lui. Da questo brano si vede che la dottrina della sovranità divina fu compresa in un'età molto precoce del mondo, ed entrò senza dubbio nella religione dei patriarchi. Allora si vedeva e sentiva che Dio era assoluto; che non dipendeva dalle sue creature; che ha agito secondo un piano; che era inflessibile riguardo a quel piano e che era vano tentare di resistere alla sua esecuzione.

Se ben compreso, è motivo di indicibile consolazione il fatto che Dio abbia un piano - perché chi potrebbe onorare un Dio che non aveva un piano "senza", ma che ha fatto tutto a caso? Si tratta di rallegrarsi del fatto che egli ha "un" grande scopo che si estende attraverso tutte le età e che abbraccia tutte le cose - poiché allora ogni cosa cade al suo posto e ha il suo rapporto appropriato con altri eventi.

È motivo di gioia che Dio "fa" eseguire tutti i suoi scopi; poiché poiché sono tutti buoni e saggi, è "desiderabile" che vengano giustiziati. Sarebbe una calamità se un buon piano non fosse eseguito. Perché allora le persone dovrebbero lamentarsi degli scopi o dei decreti di Dio?

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