E Giona ne fu estremamente dispiaciuto - Era uno zelo sfrenato. Il profeta stesso lo registra come tale, e come fu ripreso per questo. Egli, come molti di noi, governerebbe il mondo di Dio meglio di Dio stesso. Miope e presuntuoso! Eppure non più miopi di coloro che, di fatto, litigano con la Provvidenza di Dio, l'esistenza del male, lo sconcerto del bene, “le mura di prigione degli ostacoli e delle prove”, in ciò che faremmo per la gloria di Dio.

Che cos'è tutto lo scontento, se non l'ira con Dio? La meraviglia è che il ribelle era un profeta! “Ciò che desiderava non era ingiusto in sé, che i Niniviti fossero puniti per i loro peccati passati e che la sentenza di Dio pronunciata contro di loro non fosse ricordata, sebbene si fossero pentiti. Perché così il giudice impicca il ladro per furto, comunque si penta». Ha peccato, in quanto ha disputato con Dio.

Scagli la prima pietra colui che non si rallegrò mai per la sconfitta dei nemici del suo paese, né si rallegrava, in una comune guerra, di aver perso tanti soldati come noi. Come se Dio non avesse abbastanza strumenti a sua volontà! O come se avesse bisogno degli assiri per punire Israele, o l'unica nazione, i cui eserciti sono il terrore dell'Europa, per punirci, così che se fossero periti, Israele sarebbe quindi fuggito, anche se perseverava nel peccato, o noi!

Ed era molto arrabbiato - o, forse, "molto addolorato". La parola esprime anche l'emozione di un dolore ardente, come quando Samuele fu addolorato per il rifiuto di Saul, o Davide per "la breccia su Uzza" 2Sa 6:8 ; 1 Cronache 13:11 . Ad ogni modo, era scontento di ciò che Dio aveva fatto.

Eppure così Samuele e Davide presero a cuore le azioni di Dio; ma Samuele e Davide furono addolorati per i giudizi di Dio; Giona, per quello che per i niniviti era misericordia, solo riguardo al suo popolo sembrava implicare un giudizio. La Scrittura dice che era dispiaciuto, perché i Niniviti furono risparmiati; ma no, perché questo gli dispiaceva. Si è pensato che fosse gelosia per la gloria di Dio tra i pagani, come se i niniviti pensassero che Dio nel cui Nome ha parlato non avesse una conoscenza certa delle cose a venire; e così che la sua colpa era la sfiducia nella saggezza o nel potere di Dio di rivendicare il proprio onore.

Ma sembra più probabile che fosse un patriottismo sbagliato, che idolatrava il benessere del proprio popolo e di quello di Dio, e desiderava che il suo nemico, lo strumento designato del suo castigo, fosse esso stesso distrutto. La Scrittura tace al riguardo, non possiamo saperlo con certezza. Giona, sotto l'ispirazione di Dio, riferisce che Dio lo ha dichiarato sbagliato. Essendo incorso nel rimprovero di Dio, non badava al giudizio degli uomini e lasciava il proprio carattere aperto al duro giudizio delle persone; insegnandoci una santa indifferenza all'opinione dell'uomo e, nella nostra ignoranza, la cura di non giudicare scortesemente.

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