Gli abitanti di Samaria avranno paura a causa di - (cioè per) i vitelli di Beth-aven. Egli li chiama in questo luogo "vitelli-vacca", forse per indicare la loro debolezza e impotenza. Lungi dal fatto che il loro idolo possa aiutare "loro, essi" saranno ansiosi e turbati per i loro idoli, affinché questi non vengano loro presi prigionieri. La “Betel (Casa di Dio)” del patriarca Giacobbe, si è ora trasformata in “Bethaven, la casa della vanità.

Questo, per le sue antiche memorie sacre, era un luogo di culto dei vitelli più celebrato di Dan. Osea quindi dà la precedenza al vitello di Betel, e classifica entrambi gli idoli sotto il suo unico nome, come "vitelli della casa della vanità".

Poiché il suo popolo ne farà cordoglio - Avevano eretto gli idoli, invece di Dio; così Dio li chiama non più suo popolo, ma “il popolo del vitello” che avevano scelto come loro dio; come Moab era chiamato "il popolo di Chemos" Numeri 21:29 , il suo idolo. Ne avevano gioito, non in Dio; ora loro, “il suo popolo” ei suoi sacerdoti, dovrebbero “piangerlo” quando non può aiutare se stesso, tanto meno loro.

Sia la loro gioia che il loro dolore mostravano che erano senza scuse, che avevano "seguito di buon grado il" comandamento" del re, servendolo di loro spontanea volontà per amore, non per paura del re, e, né per amore o per paura, servendo Dio puramente.

Per la sua gloria, perché se ne è allontanato - La vera gloria d'Israele era Dio; la Gloria di Dio è in Lui stesso. "La gloria dei vitelli", per i quali Efraim aveva scambiato il loro Dio, era per loro qualcosa del tutto esteriore, l'oro di cui erano fatti e le ricche offerte loro fatte. Entrambi insieme sono diventati un'occasione per essere portati prigionieri. Piansero non perché avessero offeso Dio con il loro peccato, ma per la perdita di quell'idolo muto, la cui adorazione era stata il loro peccato, e che aveva portato su di loro questi gravi guai.

Impenitente anche sotto castigo! Il profeta non menziona alcun dolore per “la spoliazione del loro paese, l'incendio delle loro città, il massacro del loro popolo, la loro vergogna”. L'unica cosa che chiama come spostarli. Anche allora la loro unica preoccupazione principale non era che Dio si fosse allontanato da loro, ma che il loro vitello in cui avevano posto la loro "gloria", su cui facevano così freneticamente affidamento, su cui avevano elargito la loro sostanza, la loro distinzione nazionale e disonore, era andata. Senza la grazia di Dio le persone piangono non i loro peccati, ma i loro idoli.

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