La mia carne è vestita di vermi e di zolle di polvere; la mia pelle è rotta e divento ripugnante. La mia carne è vestita di vermi - Questa forse non è una cifra, ma è letteralmente vera: lo stato miseramente ulcerato del suo corpo, esposto all'aria aperta, e in uno stato di grande indigenza, era favorevole a quegli insetti che cercavano tali luoghi in cui depositare i loro ovuli, che potrebbero aver prodotto gli animali in questione. Ma la figura è troppo orribile per essere illustrata ulteriormente.

Zolle di polvere - credo che tutti i commentatori qui abbiano perso il senso. Suppongo che Giobbe alluda a quelle incrostazioni di pus indurito o secco, che si formano sulla sommità delle pustole in stato di decomposizione: come le squame che cadono dalle pustole del vaiolo, quando il malato diventa convalescente. Oppure, se la malattia di Giobbe fosse l'elefantiasi, potrebbe riferirsi alle squame furfuracee che cadono continuamente dal corpo in quel disturbo.

È ben noto che in questa malattia la pelle diventa molto rigida, tanto da screpolarsi, specialmente alle diverse articolazioni, dalle cui fenditure essuda continuamente un icore ripugnante. A qualcosa del genere le parole possono riferirsi, La mia pelle è rotta, e diventare ripugnante.

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