La cosa dispiacque a Samuel. — È chiaro che era perfettamente giustificabile negli anziani del popolo venire alla risoluzione contenuta nella loro petizione a Samuele. Le indicazioni del Deuteronomio contenute in 1 Samuele 17:14 sono chiare ed esplicite in questa materia di un re terreno per il popolo, e Mosè evidentemente aveva atteso questa alterazione nella costituzione quando ha formulato la Legge.

Non è specificata alcuna data per il cambiamento, ma dai termini delle parole del Deuteronomio non si vedeva evidentemente un periodo lontano. Poi, di nuovo, sebbene Samuele fosse naturalmente dispiaciuto, subito, come profeta e veggente, portò la questione al Dio-Amico di Israele in preghiera, e il Re Eterno subito ordina al Suo vecchio vero servitore di soddisfare il desiderio del popolo.

Il dispiacere del profeta-giudice era molto naturale. Sentiva — questo si vede dalle parole di conforto che il suo Maestro gli rivolse (cfr 1 Samuele 8:7 ) — che il popolo, nonostante le vaste pretese che possedeva alla sua gratitudine, bramava un altro e un altro sovrano, ed era insoddisfatto della sua governo.

Anche Samuele era consapevole che Israele, su sua richiesta, declinava la sovranità diretta dell'Eterno. Il passaggio a un sovrano terreno era stato previsto, predetto, addirittura disposto, da Mosè, ma, nonostante tutto, per uno come Samuele fu molto amaro. Sembrava allontanare le persone da quella piattaforma solitaria che a loro sole tra le nazioni era stato permesso di occupare. Avevano scoperto per triste esperienza, come aveva predetto Mosè, «il loro rabbino», come amavano chiamarlo i vecchi maestri, che una tale forma di governo era, ahimè! inadatti a loro, e che qui devono scendere al livello delle persone comuni.

Ma sebbene tutto ciò fosse indiscutibilmente vero, fu molto amaro per l'eroe patriota rinunciare per sempre allo splendido ideale ebraico che il suo popolo fosse suddito del Re Eterno, governato direttamente da Lui.

Continua dopo la pubblicità
Continua dopo la pubblicità