Improvvisamente non mettere le mani su nessun uomo. — Questo comando si riferisce principalmente alla solenne imposizione delle mani all'ordinazione dei presbiteri e dei diaconi. Senza dubbio include anche l'“imposizione delle mani” consueta, a quanto pare, anche in epoca apostolica, sull'assoluzione dei penitenti e la loro riammissione alla comunione ecclesiale.

Non essere partecipe dei peccati degli altri uomini. — Ammettendo così negligentemente nel ministero persone inadatte — riammettendo con negligenza e senza la dovuta cautela persone a una comunione ecclesiale, che con la loro vita malvagia avevano perso — Timoteo incorrerebbe in una grave responsabilità, di fatto «sarebbe partecipe» del peccati ed errori commessi da quegli uomini, alcuni dei quali aveva messo con noncuranza in posizioni importanti nella chiesa, altri dei quali aveva rimesso in comunione prima che avessero dato sufficiente prova del loro pentimento.

Tuttavia, limitare qui il riferimento del comando di san Paolo all'imposizione delle mani nell'ordinazione dei presbiteri e dei diaconi, implicherebbe una maggiore corruzione nella chiesa a quella prima data di quanto non sia credibile. Sicuramente il numero di persone "inadatte" che cercano l'alto e santo, ma difficile e pericoloso, posto di ufficiale in una comunità proscritta e odiata, difficilmente avrebbe giustificato di per sé parole di avvertimento così gravi come "Imporre improvvisamente le mani su nessuno, né essere partecipe dei peccati degli altri uomini”.

Mantieniti puro. — La parola “puro” ha qui un significato ampio e inclusivo. Denota, naturalmente, l'urgente necessità che chi ricopre l'alto e responsabile ufficio di Timoteo sia puro e casto in parole, azioni e pensieri; ma qui preme anche sul capo presbitero di Efeso l'imperativa necessità di mantenersi, con incessante vigilanza, puro da ogni biasimo nella scelta dei candidati al ministero, o nel ristabilire i peccatori decaduti alla comunione ecclesiale.

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