Combatti la buona battaglia della fede, afferra la vita eterna. — Poi, ancora, con l'antica metafora commovente delle gare olimpiche per un premio ( 1 Corinzi 9:24 ; Filippesi 3:13, 1 Corinzi 9:24 ) — la metafora tanto amata da san Paolo, e di cui Timoteo deve aver sentito tante volte le labbra del suo vecchio maestro mentre predicava e insegnava — ordina all'“uomo di Dio”, che si eleva al di sopra delle pietose lotte per le cose caduche e inutili, a combattere la nobile battaglia della fede; gli ordina di sforzarsi di afferrare il vero premio: la vita eterna.

L'accento è posto qui principalmente sulle parole "la buona battaglia" e "vita eterna". Queste cose sono poste in forte contrasto con “la lotta degli avidi” e la sua “miserabile corona peritura”. “La buona battaglia”, considerata più da vicino, è la gara e la lotta che il cristiano deve sostenere contro il mondo, la carne e il diavolo. È chiamata la “buona battaglia della fede”, in parte perché la gara è condotta in nome, per amore della fede, ma ancor più perché dalla fede trae forza e trae coraggio.

La “vita eterna” è il premio che l'“uomo di Dio” deve sempre avere davanti ai suoi occhi. È la corona della vita che il Giudice dei vivi e dei morti darà ai «fedeli fino alla morte». (Vedi Giacomo 1:12 ; Apocalisse 2:10 .)

al quale anche tu sei chiamato. — La “chiamata” qui si riferisce sia alla chiamata interiore che esteriore all'opera del Maestro. La chiamata interiore è la persuasione nel cuore che l'unica vocazione a cui dedicare la vita era il ministero della parola; e la chiamata esteriore è la convocazione di S. Paolo, ratificata dalla Chiesa nelle persone dei presbiteri di Listra.

E hai professato una buona professione davanti a molti testimoni. — Tradotto più accuratamente, e hai confessato la buona confessione ... Queste parole aggiungono semplicemente alla clausola precedente un altro motivo di esortazione: "Sei stato chiamato alla vita eterna e hai fatto la buona confessione". Quando - è stato chiesto - è stata fatta questa buona confessione? Sono state suggerite diverse epoche della vita di Timoteo.

Se non fosse per la difficoltà di fissare una data per un'esperienza così terribile nella, relativamente parlando, breve vita di Timoteo, sembrerebbe molto probabile che la confessione sia stata fatta in occasione di qualche persecuzione o amara prova a cui era stato esposto. Nel complesso, però, appare più sicuro riferire “la buona confessione” al momento della sua ordinazione. In questo caso i numerosi testimoni farebbero riferimento ai presbiteri e ad altri presenti al rito solenne.

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