Uno di loro, anche un loro profeta, disse. — San Paolo aveva parlato ( Tito 1:10 ) nei termini più severi di alcuni influenti membri della Chiesa cretese; aveva perfino alluso al loro disastroso insegnamento che rovinava intere famiglie, sottintendendo evidentemente di aver percepito tra i Cretesi una disponibilità ad accogliere un insegnamento che tollerava un tono morale più lassista, risultato invariabile di una dottrina pervertita; e ora sostiene le sue stesse parole di condanna con un riferimento a un noto poeta cretese, a uno che, secondo la tradizione, era persino onorato da loro come un dio.

Il verso citato è un esametro, scritto dal famoso Epimenide, di Gnosso, a Creta. Fiorì circa 600 anni aC e si dice che abbia vissuto fino alla strana età di 150 anni o più. Sembra che abbia meritato il titolo di profeta nel suo senso più pieno: Platone parla di lui come un "uomo divino" e Cicerone lo abbina alla Sibilla Eritrea. Le prime tre parole erano ben note, e persino usate da Callimaco nel suo inno a Zeus, “I cretesi sono sempre bugiardi.

La conoscenza di san Paolo del poema in cui ricorre il versetto è uno dei numerosi casi che incontriamo nei suoi scritti che indicano la sua familiarità con la letteratura profana. La citazione, che avviene nel mezzo di una scrittura ispirata, è stata l'occasione delle parole sagge e coraggiose di Calvino, che definiscono superstiziosi coloro che rifiutano di avvalersi dell'apprendimento e della ricerca degli scrittori profani. Niente di saggio e dotto, dice, dovrebbe essere rifiutato, anche se procede "ab impiis".

I cretesi sono sempre bugiardi. — Questa terribile stima del carattere nazionale cretese è ampiamente confermata dalla testimonianza di molti scrittori profani, come Callimaco, Platone, Polibio, Ovidio, ecc. La stessa parola "cretize" ( kretizein ), o recitare la parte di un cretese, è stata inventata come una parola sinonimo di "ingannare", "proferire una menzogna"; proprio come la corinziazeina. "fare la parte di un corinzio", significava commettere un'offesa morale ancora più oscura. Alcuni scrittori suggeriscono che questo vizio spregevole della menzogna fu ricevuto come un lascito dai primi coloni fenici.

Bestie malvagie. — Queste parole si riferiscono alla loro natura selvaggia e feroce, alla loro ferocia, al loro amore per la crudeltà.

Pancie lente. — Piuttosto, pance pigre. Questi termini dipingono con acuta precisione un'altra delle caratteristiche malvagie dei popoli cretesi: la loro ottusa ingordigia, la loro indolente sensualità. Le parole sono usate specialmente di coloro che, assecondando i loro appetiti corporei, diventano corpulenti e indolenti.

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