Capitolo 8

CAPITOLO 8:1-10 ( Marco 8:1 )

I QUATTROMILA

"In quei giorni, quando c'era di nuovo una grande moltitudine e non avevano da mangiare, chiamò a sé i suoi discepoli e disse loro: Ho compassione della moltitudine, perché sono tre giorni che restano con me e hanno niente da mangiare e se li mando a casa loro digiunando, sveneranno per la strada e alcuni di loro sono venuti da lontano. E i suoi discepoli gli risposero: Da dove si potrà riempire di pane questi uomini qui in un luogo deserto? Ed egli domandò loro: Quanti pani avete? Ed essi dissero: Sette.

E comandò alla moltitudine di sedersi per terra; e prese i sette pani, e dopo aver reso grazie, li spezzò e li diede ai suoi discepoli, per metterli davanti a loro; e li misero davanti alla moltitudine. E avevano alcuni pesciolini: e dopo averli benedetti, comandò di porre anche questi davanti a loro. E mangiarono, e furono saziati: e presero, dei pezzi rotti che erano rimasti, sette canestri.

Ed erano circa quattromila: e li mandò via. E subito entrò nella barca con i suoi discepoli, ed entrò nelle parti di Dalmanutha." Marco 8:1 (RV).

Ci imbattiamo ora in un miracolo stranamente simile a quello della Nutrizione dei Cinquemila. E vale la pena chiedersi quale sarebbe stato il risultato, se i Vangeli che contengono questa narrazione avessero omesso il primo. Lo scetticismo avrebbe vagliato ogni differenza tra i due, considerandoli come variazioni della stessa storia, per scoprire tracce della crescita del mito o della leggenda, e per screditarlo del tutto.

Ora però è chiaro che gli eventi sono ben distinti; e non possiamo dubitare che un'informazione così completa eliminerebbe altrettanto completamente tante perplessità che ancora ci impigliano. L'arcivescovo Trench ha ben dimostrato che la narrazione successiva non può essere cresciuta dalla precedente, perché non è cresciuta affatto, ma è caduta. Una nuova leggenda sempre "supera la vecchia, ma qui. i numeri nutriti sono più piccoli, l'offerta di cibo è maggiore e i frammenti che rimangono sono meno.

" Quest'ultimo punto è tuttavia dubbio. È probabile che i canestri, sebbene meno numerosi, fossero più grandi, poiché in tale San Paolo fu calato oltre il muro di Damasco ( Atti degli Apostoli 9:25 ). In tutti i Vangeli la parola greca per canestri nel primo miracolo è diversa da quest'ultima.

E da qui nasce un'interessante coincidenza; poiché quando i discepoli furono andati in un luogo deserto e lì raccolsero i frammenti in borse, ciascuno di loro naturalmente ne portava uno, e quindi dodici furono riempiti. Ma qui si ricorse a quanto pare alle grandi ceste di persone che vendevano il pane, e il numero sette rimane disperso. Lo scetticismo infatti si persuade che tutta la storia sia da spiritualizzare, i dodici canestri rispondono ai dodici apostoli che hanno distribuito il Pane di Vita, ei sette ai sette diaconi.

Come mai allora le specie di canestri sono così ben discriminate, che i ministri inferiori sono rappresentati da quelli più grandi, e che il pane non viene distribuito da questi canestri ma raccolto in essi?

La seconda ripetizione di tale opera è una bella prova di quella genuina bontà di cuore, di cui un miracolo non è solo un'evidenza, né reso inutile appena si confessa il potere di operare. Gesù non ha esitato a ripetersi così, anche a un livello inferiore, perché il suo oggetto non era spettacolare ma benefico. Non cercava di stupire, ma di benedire.

È chiaro che Gesù si sforzò di condurre i suoi discepoli, consapevoli dell'antico miracolo, fino all'idea della sua ripetizione. Con questo scopo ha schierato tutte le ragioni per cui la gente dovrebbe essere sollevata. "Ho compassione della moltitudine, perché sono tre giorni che restano con me e non hanno nulla da mangiare; e se li mando via digiunando a casa loro, sveneranno per la strada; e alcuni di loro sono venuti da lontano.

È il grande argomento dalla necessità umana alla compassione divina. È un argomento che dovrebbe pesare allo stesso modo con la Chiesa. Perché se viene promesso che "nulla sarà impossibile" alla fede e alla preghiera, allora i bisogni mortali dei dissoluti città, di contadini ignoranti e brutali, e di paganismi che marciscono nella loro corruzione: tutti questi, per la loro stessa urgenza, sono appelli veementi invece degli scoraggiamenti per cui li consideriamo.E ogni volta che l'uomo è sconcertato e nel bisogno, ha diritto ricorrere alle risorse dell'Onnipotente.

Può darsi che i discepoli avessero qualche barlume di speranza, ma non osarono suggerire nulla; chiedevano solo: Da dove si potrà riempire di pane questi uomini qui in un luogo deserto? È il grido dell'incredulità - il nostro grido, quando guardiamo alle nostre risorse, e dichiariamo la nostra impotenza, e concludiamo che forse Dio può intervenire, ma altrimenti non si può fare nulla. Dovremmo essere i sacerdoti di un mondo affamato (così ignaro di ogni sollievo, così miserabile), i suoi interpreti e intercessori, pieni di speranza e di energia. Ma ci accontentiamo di guardare i nostri tesori vuoti e le nostre organizzazioni inefficaci e di chiederci: Da dove potrà un uomo riempire questi uomini di pane?

Hanno però accertato quali risorse stanno arrivando, e queste Egli procede ad usare, prima esigendo la fede che poi onorerà, ordinando alle moltitudini di sedersi. E allora il suo cuore amoroso si compiace di alleviare la fame che compativa, e prontamente manda via la moltitudine, ristorata e competente per il loro cammino.

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