(19) Ora sono manifeste le opere della carne, che sono queste; Adulterio, fornicazione, impurità, lascivia, (20) Idolatria, stregoneria, odio, varianza, emulazioni, ira, contesa, sedizioni, eresie, (21) Invidie, omicidi, ubriachezza, gozzoviglie, e simili: di cui vi dico prima, come vi ho anche detto in passato, che coloro che fanno tali cose non erediteranno il regno di Dio.

(22) Ma il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, mansuetudine, bontà, fede, (23) Mitezza, temperanza: contro tali non c'è legge. (24) E quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con gli affetti e le concupiscenze. (25) Se viviamo nello Spirito, camminiamo anche nello Spirito. (26) Non cerchiamo la vana gloria, provocandoci gli uni gli altri, invidiandoci gli uni gli altri.

Il grande miglioramento, come mi sembra inteso dallo Spirito Santo, da questa relazione delle diverse proprietà della carne e dello spirito, è da loro considerare, le diverse fonti da cui scaturiscono, e la causa, perché segnano i diversi personaggi in cui appaiono. Il Lettore osservi attentamente come sono formulate le diverse espressioni. L'uno è chiamato, le opere della carne.

L'altro, i frutti dello Spirito. In entrambi i casi, intendono descrivere ciò che è e deve essere il risultato dello stato opposto di natura non rinnovata e ciò che è vivificato dalla grazia. Ma il grande scopo (se non erro) inteso, è quello di condurre il figlio di Dio a rintracciare gli effetti alla loro causa, vedendo l'amore distintivo del Signore nell'appuntamento.

Il Lettore sopporterà con me, mentre dico, che quelle dolci parti della Scrittura, che segnano la differenza, tra colui che serve Dio e colui che non lo serve; non sono propriamente usate dal popolo del Signore, se considerate principalmente come nostre prove, invece di essere considerate come testimonianze di Dio in Cristo. Non è ciò che osserviamo, o supponiamo di osservare, dei frutti e degli effetti, che diventa fondamento della speranza; ma ciò che Cristo è, come nostro Capo, e Rappresentante nella stima di Dio.

Le esperienze, sono molto bene nel loro modo; ma non stanno mai bene, né mai in modo appropriato, quando li mettiamo alla maniera di Cristo, e al posto di Cristo. E chi manda gli uomini a formare un giudizio del loro stato, come stanno davanti a Dio, consultando quelle che chiamano le disposizioni di grazia del proprio cuore, invece di mandarli a godere della perfetta approvazione di Dio della Chiesa in Cristo; è mandarli all'ombra invece che alla sostanza: cosicché, quando in qualsiasi momento avviene un intervento sulla sostanza, l'ombra si perde istantaneamente.

Per applicare questa dottrina, alla presente affermazione dell'Apostolo. Dà alla Chiesa un terribile catalogo delle concupiscenze della carne, nello stato e nelle circostanze di ogni uomo non rigenerato, nato nella natura di Adamo della corruzione originale, e rimanendo in essa, non chiamato, non santificato per grazia. Queste opere che descrive sono altrettanto naturalmente la produzione del nostro stato decaduto, come le scintille che volano verso l'alto dal fuoco.

Non appaiono in eguale violenza in tutti, non più delle malattie naturali del corpo. Ma la radice di ciascuno è in tutti; e dimostra un uguale stato di corruzione in tutti. E, di conseguenza, vivere e morire in questo stato non rinnovato davanti a Dio; tali personaggi non possono, come dice decisamente l'Apostolo, ereditare il regno di Dio. E il motivo è ovvio. Tutte le cause, devono produrre il proprio effetto.

E questo è l'effetto naturale di tale causa. E, per quanto terribile sia, quando vediamo uomini seduti sotto il Vangelo, e tuttavia vivere indipendentemente da tutte le verità che ascoltano, mentre serve ad accrescere alla Chiesa la sovranità della grazia di Dio, manifesta non meno l'impossibilità che qualcosa possa sorgere sopra la sua sorgente. Le opere della carne sono manifeste. Dimostrano lo stato di una natura non rinnovata. E gli uomini lasciati in questo stato, sono lasciati solo al frutto delle proprie opere.

La causa qui, come in ogni altro caso, produce naturalmente il proprio effetto. Chi semina nella carne, la volontà della carne mieterà corruzione. Galati 6:8

Dall'altra i frutti dello Spirito; questi come chiaramente sono il risultato di un principio opposto: e definiscono il carattere dei nati da Dio. Ma differiscono ampiamente dalle opere della carne, non solo nella loro stessa natura e proprietà, ma anche nella loro fonte e sorgente. Le opere della carne sono proprie dell'uomo. Derivano da lui stesso e dalla sua stessa natura decaduta. Ma l'Apostolo esprime la sua espressione, quando descrive le produzioni dello Spirito, chiamandole frutti.

Quindi, dunque, il figlio di Dio, sebbene per grazia distintiva, è reso partecipe del dono ineffabile; eppure non c'è niente di suo, che possa chiamare suo, in esso. È tutto ricevuto; e tutto libero, immeritato e da parte sua del tutto immeritato. E quindi, (per tornare all'osservazione originaria che ho offerto), il figlio di Dio che guarda quei frutti, più che frutti, e trascura la causa nell'effetto, traendo conforto dalle testimonianze, invece che Cristo solo; è di tanto andare da terra, di vera fermezza nella fede.

È guardare Cristo di seconda mano, quando lo guardiamo attraverso le nostre prove. È come quelli che Paolo altrove chiama rudimenti del mondo; poiché sono rudimenti del nostro cuore esterno, e non Cristo. Colossesi 2:8 . In una parola, è molto benedetto rintracciare i frutti dello Spirito come li ha qui descritti l'Apostolo, nel nostro cammino e nella nostra conversazione quotidiana: ma tutti questi, e diecimila altri, non sono Cristo. Prezioso Signore Gesù! tu solo sei la mia parte, per il tempo e per l'eternità!

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