Troppo religioso. [4] O molto superstizioso. Essere superstizioso, o dedito alla superstizione, è comunemente considerato un culto religioso vano e infondato, ma talvolta è anche usato in senso buono. E forse san Paolo, all'inizio del suo discorso a tanti uomini di cultura, non li rimprovera tanto apertamente di essere vanitosamente e scioccamente superstiziosi, ma con la loro iscrizione, a Dio sconosciuto [5] , si accorge di quanto simpatici ed esatti pretendevano di essere, nel non omettere di rendere una specie di omaggio a nessun dio, o dèi di tutte le altre nazioni, che potevano non conoscere.

Alcuni interpreti pensano infatti che per mezzo di questo altare intendessero adorare ogni dio di qualsiasi nazione, che non fosse venuto a loro conoscenza: o adorare quel grande Dio accennato negli scritti di Platone: o, come altri ipotizzano, che il Dio del Ebrei, di cui avrebbero potuto udire tali prodigi, e il cui nome gli stessi Ebrei dicevano essere sconosciuto e ineffabile. Tuttavia, da questa iscrizione san Paolo trae occasione, con mirabile destrezza, con sublimi riflessi, e con quella solida eloquenza, di cui era maestro, e di cui si adoperò, tutte le volte che fu necessario, per informarli e istruirli loro, riguardo alle opere dell'unico vero Dio, di cui avevano poca conoscenza, per loro colpa: che quest'unico vero Dio ha fatto il mondo e tutte le cose in esso: che daun solo uomo ha suscitato tutta l'umanità: che la sua presenza non sia confinata in templi fatti dalle mani degli uomini, essendo ovunque, e in tutte le creature, conservandole ogni momento: che in lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo, o sussistere: che è lui che ha determinato il tempo, i limiti o i confini di ogni impero e regno e della vita di ogni uomo: che questo vero Dio, che ha creato, custodisce e governa tutte le cose in cielo e in terra, non può essere come l'oro, l'argento o qualsiasi cosa fatta dall'arte o dalla fantasia degli uomini.

Egli ricorda loro che anche secondo uno dei loro poeti pagani, Arato, gli uomini stessi sono la progenie di Dio, essendo benedetti con un essere e una conoscenza al di sopra di tutte le altre creature in questo mondo: che alla luce della ragione dovrebbero cercare Dio, e considerando gli effetti visibili della Provvidenza sul mondo e le creature in esso, potrebbe venire a conoscenza di questo Dio unico, autore di tutto, almeno ad una conoscenza imperfetta di lui, come gli uomini scoprono le cose sentirsi, o per così dire, brancolare nel buio.

Poi aggiunge (vers. 30.) che avendo, per così dire, trascurato e permesso agli uomini per molti secoli di correre avanti in questa ignoranza e cecità, in punizione dei loro peccati, (questa la loro ignoranza di un vero Dio, il autore di tutte le cose, essendo volontario e imperdonabile) ora lo stesso vero Dio ha voluto annunciare a tutti gli uomini, che d'ora in poi lo riconoscono e lo adorano, che si pentono e fanno penitenza per i loro peccati. (Conam)

[BIBLIOGRAFIA]

Superstitiosiores, greco: deisidaimonosterous, dal greco: deido, timeo e greco: daimon. Greco: Deisidaimonia è talvolta inteso in senso buono per religio, come anche superstitio in latino. Vedi Budæus e Plutarco apud Scapulam. Vedi anche Suida.

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