Se qualcuno chiedesse perché il fariseo è qui condannato per aver pronunciato alcune poche parole nella sua lode, e perché una simile sentenza non fu pronunciata su Giobbe, che si lodò molto di più; la differenza è evidente: il primo si lodava senza alcuna necessità, solo con l'intenzione di assecondare la sua vanità e di esaltarsi per il povero pubblicano; quest'ultimo, sopraffatto dalla miseria e rimproverato dai suoi amici, come se, abbandonato da Dio, soffrisse la presente angoscia in punizione dei suoi delitti, si giustifica raccontando le sue virtù a maggior gloria di Dio, e per preservare se stesso e altri nella pratica costante della virtù, sotto tentazioni simili. (Teofilatto)

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