Commento popolare di Kretzmann
1 Tessalonicesi 3:8
poiché ora viviamo, se rimarrete saldi nel Signore.
L'apostolo qui riprende il pensiero di 1 Tessalonicesi 3:1 , riferendosi ancora alla sua costante ansietà nei loro confronti: Per questo anch'io, quando non ce la facevo più, mandai a conoscere la tua fede, se forse il Tentatore avesse avuto tentato te e la nostra fatica era stata gettata via. L'interesse personale dell'apostolo per la questione è qui messo in evidenza dal suo passaggio dal plurale al singolare.
I Tessalonicesi avevano sperimentato la sofferenza; lui, da parte sua, aveva fatto il possibile per mantenerli saldi nella fede. Poiché la sua ansia per loro aveva raggiunto il punto in cui non poteva più sopportare la suspense, Timothy era stato inviato come suo rappresentante per ottenere informazioni sulla loro posizione nella fede. Perché, come dice Paolo ai suoi lettori, c'era sempre il pericolo che il diavolo fosse riuscito a catturarli, rendendo così inutili tutte le sue fatiche nella loro città e vanificando tutte le sue fatiche a loro favore.
Lo stesso pericolo minaccia i cristiani dei nostri giorni. Il diavolo o li conduce a una falsa sicurezza e crea così un atteggiamento di indifferenza, oppure porta loro persecuzioni, inducendoli a negare la loro fede.
Ora, però, l'ansia dell'apostolo era stata placata: Ora, però, che Timoteo è venuto da noi da te e ci ha portato la buona novella della tua fede e del tuo amore, e che hai sempre un buon ricordo di noi, desideroso di vedere noi, come anche noi dobbiamo vedervi, per questo siamo stati consolati, fratelli, riguardo a voi, in tutte le nostre angustie e tribolazioni, per la vostra fede, perché ora viviamo se rimarrete saldi nel Signore.
Timoteo si era ora unito all'apostolo a Corinto, ed era stato il suo rapporto che aveva esortato l'apostolo a scrivere subito queste righe. Aveva portato buone notizie, un eccellente resoconto della loro fede e del loro amore. Il Vangelo non era stato predicato in mezzo a loro invano. Non solo aveva operato la fede nei cuori dei Tessalonicesi, ma li aveva mantenuti nella fede e aveva prodotto il frutto della fede nelle loro vite, l'amore verso Dio e il prossimo.
Anche il loro attaccamento all'apostolo era più caldo che mai; lo ricordavano ancora con gentilezza, erano pieni di ansiosa brama di vederlo, il loro entusiasmo a questo riguardo eguagliava il suo. Tutti questi fattori si sono combinati nel dare a Paul il massimo conforto e allegria. In mezzo a tutti i suoi problemi e afflizioni ne era almeno pienamente soddisfatto. La loro perseveranza nella fede era per lui una tale fonte di consolazione che tutte le considerazioni sul proprio stato si riducevano all'insignificanza.
Si sentiva ristorato, ravvivato, era pieno della vera gioia di vivere. Se solo rimanessero saldi nel Signore, nella fede, considererebbe di non aver vissuto e di non vivere invano. Era un appello inteso a stimolare i Tessalonicesi ai loro massimi sforzi nella loro vita cristiana.