Poiché sta scritto: Rallegrati, sterile che non partori; esplodi e grida, tu che non soffri; poiché la desolata ha molti più figli di colei che ha un marito.

Paolo qui, per ispirazione di Dio, dà una spiegazione figurativa o allegorica della storia di Agar e Sara. Oltre alla verità storica della storia di Ismaele e Isacco, trova qui una verità spirituale che caratterizza la relazione permanente tra coloro che sono sotto la Legge e coloro che sono sotto la promessa. Poiché queste due donne, dice, sono due patti; rappresentano le due religioni, quella della Legge e quella del Vangelo.

Questa distinzione vale per tutti i tempi. Infatti, sebbene ci siano molte razze e nazioni nel mondo, possono ancora essere divise in due sole parti, cioè quelle che cercano di essere giustificate davanti a Dio per le proprie opere e meriti, e quelle che ripongono la loro fiducia nei meriti e nella giustizia di Gesù Cristo solo. La prima classe è rappresentata dalla schiava Agar, il patto che ha origine dal, cioè, sul monte Sinai, e genera figli in schiavitù; poiché chiunque spera ancora di guadagnarsi la salvezza mediante le opere della Legge è un discendente spirituale di Agar, la schiava, ed è in virtù di ciò in schiavitù.

L'apostolo continua la sua spiegazione: Perché il monte Sinai è in Arabia, il monte su cui è stata data la legge è nello stesso paese che divenne la casa dei discendenti di Agar, quelli che erano figli della schiavitù. E c'è un'ulteriore somiglianza nel fatto che Agar, come schiava e madre di una razza in schiavitù, corrispondesse, fosse nella stessa categoria con la città di Gerusalemme come era quando scrisse Paolo.

Gerusalemme era la capitale della razza ebraica, se non della nazione ebraica; vi abitavano i capi del popolo che continuavano ad insegnare la necessità di osservare la Legge per ottenere la salvezza. Come Agar era così in stato di schiavitù, così Gerusalemme, la razza ebraica, tutti coloro che credevano nella via delle opere e dei meriti, sono nello stato di schiavitù, di schiavitù spirituale, senza sapere nulla della libertà dei figli di Dio.

Che contrasto meraviglioso, dunque: ma la Gerusalemme che è lassù è libera, è nostra madre. L'apostolo qui parla della Gerusalemme spirituale, o Sion, della Chiesa di Gesù Cristo, cioè del numero totale di tutti i credenti che sono sparsi sulla terra, che hanno lo stesso Vangelo, la stessa fede in Cristo, lo stesso Santo Spirito, e gli stessi Sacramenti, come scrive Lutero. Questa Chiesa è la vera madre di tutti i credenti; in lei sono stati rigenerati a nuova vita, da lei sono quotidianamente nutriti; poiché Dio ha dato alla sua Chiesa sulla terra i mezzi della grazia, affinché tutti i credenti possano servirsene e dispensarli giorno per giorno.

A sostegno di questa spiegazione apparentemente audace l'apostolo cita Isaia 54:1 : Rallegrati, sterile che non partori; esplodi e grida, tu che non soffri; poiché i figli della donna desolata sono molto più numerosi che di colei che ha marito. Questa è una promessa profetica data alla Chiesa della Nuova Alleanza, da adempiere al tempo del Messia.

Il contrasto messo in evidenza dal profeta è quello tra la chiesa della Legge, che era fertile e aveva molti figli, cioè che credeva che lei sola fosse la vera sposa del Signore, che solo i suoi figli fossero il popolo peculiare di Dio , e la Chiesa del Vangelo, della promessa evangelica, che, come vera sposa di Cristo, ha prodotto un gran numero di discendenti di ogni popolo, nazione e lingua; cioè la comunione dei credenti e dei santi. È una profezia che rimarrà al potere fino alla fine dei tempi; per tanto tempo sarà predicato il Vangelo, per la forza del quale gli uomini nascono spiritualmente.

Continua dopo la pubblicità
Continua dopo la pubblicità